Le tradizioni della Settimana Santa di Gandino in un documentario di Paolo Colleoni

Le tradizioni della Settimana Santa di Gandino conoscono grande prestigio nel mondo delle tradizioni.

Appuntamento a Gandino per sabato 29 aprile 2023 alle 20:45 presso l’Oratorio di Gandino con la produzione di Paolo Colleoni Il Talacimanno di Gandino, dedicata alla tradizione del venerdì Santo e del suono della batola in occasione dell’annuncio delle funzioni, una tradizione molto antica di cui la nostra associazione si è già occupata in passato e che ora vede una produzione di taglio professionale specificamente dedicata all’argomento. Il titolo dell’opera rimanda a una connessione con il mondo orientale e al ruolo del talacimanno come di colui che lancia il grido per richiamare la preghiera dall’alto dei minareti. Una sorta di tradizione che nel mondo della Repubblica di Venezia può vedere una connessione tra Oriente e Occidente per le strettissime relazioni che Venezia intrattenne dal 1500 sino alla fine del XVIII secolo con l’oriente medio e l’oriente estremo. La molteplicità di connessioni tra i bergamaschi delle valli che si recarono a Venezia e gli apporti che Venezia come città diede a Bergamo e alle sue valli, resta una delle testimonianze più interessanti su tale commistione che fu, all’epoca, già da interpretarsi come un’anticipazione – pur con tutti i distinguo del caso – della globalizzazione odierna. E come citato all’interno dell’articolo di Giambattista Gherardi, le allusioni al termine talacimanno-muezzin-annunciatore-suonatore di batola-uomo delle grida si ritrovano in Lodovico Ariosto e Luigi Pulci, autori dei più brillanti cicli cavallereschi della produzione letteraria italiana.

Entrando nel dettaglio delle note dell’Enciclopedia Treccani citata da Paolo Colleoni, colui che pronunciava il richiamo era ‘uomo di scienza’, identificato in chiave moderna col muezzin. Le citazioni vengono dal canto Decimosettimo del Morgante Maggiore di Luigi Pulci

Era vestito a nero la città,

E ’l re con tutti i suoi con molto affanno,

Nè sopra i campanil gridando va

Ne’ suoi paesi più il talacimanno:

Per le moschee molti uficj si fa

Al modo lor, che di costei non sanno,

Dove perduta sia già stata tanto,

Sicchè per morta n’avean fatto il pianto.

e dalla Stanza 7 del Canto Decimottavo dell’Orlando furioso di Lodovico Ariosto

Un muover d’arme, un correr di persone,

e di talacimanni un gridar d’alto,

e di tamburi un suon misto e di trombe

il mondo assorda, e ’l ciel par ne ribombe.

Merita questo proposito una lettura e una rilettura dei brani letterari in cui si fa diretta allusione a tale funzione sociale, che in Gandino vede, attraverso una tavola in legno percossa da elementi ferrei, la conservazione di un manufatto e della pratica di un manufatto di memoria plurisecolare. Accanto a questo va sottolineato il fatto che il campanile di Gandino, come molti dei campanili della bergamasca costruiti tra Sei e Settecento, hanno un forte richiamo agli andamenti orientaleggianti, quali la cosiddetta cupola ‘a cipolla’ e le dimensioni turrite che tendono ad ampliarsi nella parte alta, richiamando proprio la cima dei minareti. E questo è frutto di uno stile artistico della commistione delle visioni che gli architetti ebbero nel corso dei secoli e che si riflettono anche nei nostri monumenti religiosi: non per nulla lo sguardo esterno di chi arriva per la prima volta nelle nostre località è quello di trovare, con stupore, forme che richiamano inspiegabilmente all’Oriente, ma che trovano risposta nella già citata dimensione internazionale e globalizzante della straordinaria storia della Serenissima e di coloro che, venendo dalla terra di Bergamo, ne furono protagonisti a livello internazionale sotto l’aspetto economico, artistico, pittorico e architettonico.

Un sincero ringraziamento ai migliori complimenti per questa produzione e un invito a tutti i nostri lettori a recarsi a Gandino per la presentazione di questo prezioso documento di ricerca. Segnaliamo che tra i protagonisti del filmato appaiono Celestino Caccia presidente del Gruppo Campanari di Gandino e nostro associato, e volontario campanaro Emanuele Bertocchi e l’uomo delle grida, Fulvio Masinari, che ringraziamo per l’intensa collaborazione con l’amico e associato Celestino Caccia.

Clicca qui per accedere all’articolo sull’evento scritto da Giambattista Gherardi.

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