Tessiture musicali: cronaca del pomeriggio campanario al Museo di Leffe

Si è tenuta domenica 4 maggio 2014 al Museo Tessile di Leffe la giornata culturale dedicata alla riscoperta della tradizione o, per meglio dire, a due delle tradizioni artistiche importanti del centro della Valle Gandino: la tessitura e la produzione di stoffe, da un lato, e il suono delle campanine e delle campane, dall’altro. L’iniziativa, notevolmente partecipata, ha consentito al pubblico presente di conoscere da vicino i macchinari antichi e ricostruiti dell’arte tessile, le cui origini risalgono al XII secolo, e il suono dei vetrofoni che si sviluppò proprio grazie a numerosi musicisti campanari che erano, allo stesso tempo, apprezzati produttori di tessuti.

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Menzionando Arturo Zenoni (detto Vapore), Luigi Gelmi (detto Caramèla) e Bernardo Pezzoli (detto Bernardì), facciamo riferimento alla generazione dei musicisti campanari nati tra il 1913 e il 1926 che furono cerniera tra la tradizione ottocentesca e la figura del campanaro del Novecento: i campanari, tessitori di stoffe e di note, crebbero nella loro attività sviluppando gli insegnamenti secolari sui telai e, allo stesso tempo, ampliarono la letteratura campanaria del XIX secolo portando molte suonate da otto a dieci campane, in particolare da Secondo Dopoguerra, e consolidarono il suono delle campanine in forma corale costituendo autentici gruppi musicali all’interno del progetto della Mandolinistica.

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Il concerto, guidato dai maestri e dagli allievi della Federazione Campanari Bergamaschi, si è snodato attorno a brani tipicamente leffesi – in maggioranza composti dagli stessi Vapore e Caramèla – e da pezzi della Media Valle Seriana, con suonate a tastiera e sulle campanine di Nembro, Albino e Scanzo. Importante la presenza dei giovanissimi allievi di Leffe, che sono il risultato della proiezione degli insegnamenti raccolti da Tarcisio Beltrami, premiato nel marzo 2014 come Patrimonio Artistico Vivente del territorio locale.

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Protagonista cruciale nell’esecuzione dei brani campanari è apparso ancora una volta Nazzareno Zenoni, figlio e allievo del padre Vapore, che alla chitarra ha riproposto uno stile di suono e di accompagnamento di scuola primo novecentesca, tutta da riscoprire e rivalutare per la sua intensa cantabilità e compenetrazione con gli strumenti di vetro. A sorpresa, Nazzareno Zenoni ha eseguito sulle campanine del padre Arturo – per molto tempo rimaste in chiuse in un armadio dopo la morte del campanaro storico e restaurate nel 2012 – l’applauditissimo Valzer in La Minore, brano profondamente malinconico che appare essere l’elaborazione in modo minore di un valzer pressoché identico a noi giunto in modo maggiore grazie alla memoria di Tarcisio Felis Beltrami.

Nazzareno

La coincidenza di tradizione tessile e tradizione campanaria è stata sottolineata da Luca Fiocchi, presidente della Federazione Campanari Bergamaschi, che ha pubblicamente ringraziato gli organizzatori e responsabili del Museo Tessile della paziente opera di tutela e divulgazione in atto. ‘Il fatto di aver potuto organizzare un momento musicale all’interno di un contesto museale che promuove la tutela dei beni è per le tradizioni orali e manuali un dato molto importante.

Francesco

La scarsa coscienza, in Italia, della ricchezza culturale delle tradizioni rende sempre complesso l’assorbimento di nuove idee divulgative da parte del grande pubblico. Il progetto di riscoperta attivato a Leffe dal 2002 a oggi prova che le tappe percorse hanno dato importanti risultati: la registrazione dei brani di allegrezza tramandati da suonatori anziani, il recupero di vecchi nastri audio salvati dalla distruzione o smagnetizzazione, la raccolta di fotografie di famiglia dei campanari con situazioni di suono di grande interesse, la produzione di cd di documentazione orale e musicale, la creazione di una scuola campanaria per accogliere giovani nel mondo della tradizione e riattivare l’opera di campanari che avevano abbandonato la consuetudine del suono. A tutto questo si è andato ad aggiungere il progetto di concerti realizzati in eventi musicali giovanili o in contesti ufficiali o di salvaguardia, che si è rivelata essenziale per riavvicinare la popolazione alla cultura campanaria.’

Beppe

L’esperienza musicale leffese ha dimostrato come il fare musica campanaria in contesti di cultura sia un dato essenziale per far comprendere il valore del recupero del patrimonio della memoria. La presenza sul palco del Museo del Tessile di generazioni di musicisti nati negli anni ’60, ’70, 80′, ’90 e 2000 sono prova di una continuità nell’integrazione delle conoscenze e delle abilità: il fatto che la grande maggioranza di essi possano eseguire coralmente lo stesso repertorio garantisce una continuità e giustifica la validità dell’opera di riscoperta e rilancio della tradizione, proprio nella culla dello sviluppo del suono d’allegrezza.

Max

Le correnti del tessile che dal XII secolo al XIX secolo hanno attraversato le valli bergamasche hanno quasi certamente portato con sé altre conoscenze che venivano dagli scambi d’informazioni e notizie tra tessitori fiamminghi e bergamaschi, che tra stoffe e acquisti di materiali trovarono quasi certamente tempo e modo per parlare di campane. L’integrazione tra la cultura del tessile espresso nelle vive macchine del museo e il fascino armonico del vetro nell’esecuzione multigenerazionale prova l’efficacia della coesione tra elementi di cultura secolare.

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Grazie a Gianfranco Bosio, promotore dell’iniziativa per il Museo del Tessile, e a tutti i partecipanti al pomeriggio della riscoperta leffese. 

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