Patrimoni sonori materiali: alla ricerca della testimonianza

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Il patrimonio sonoro è per sua natura un’entità immateriale prodotta da un oggetto materiale. In questa sede risulta interessante analizzare il rapporto tra il materiale e l’immateriale per cogliere i valori che vengono trasmessi nella cultura orale, dimensione in cui materialità e immaterialità confluiscono per generare testimonianza. Nello specifico della cultura campanaria, la materialità è data dagli idiòfoni, ossia dalla varietà degli strumenti a percussione che producono non solo impatto ritmico ma suono melodico e armonico. A questo proposito possiamo fare una rapida carrellata degli strumenti che vengono utilizzati per apprendere il suono delle campane a tastiera: ‘campanine’ di vetro, metallo, ottone, acciaio, pietre d’ardesia, bottiglie piene d’acqua, bicchieri e altri contenitori in vetro o materiale sonoro equivalente; tastiere didattiche con suono prodotto da tubi o campanelle; telai in miniatura che riproducono il suono a tastiera in cima al campanile con campanelle o campane tubolari; tastiere didattiche in uso presso le scuole campanarie. Tutte queste attrezzature, create spontaneamente dall’uomo con l’obiettivo d’imitare o richiamare un suono e lavorare su una tecnica di apprendimento, sono oggetti sonori che riproducono il gesto della memoria, un atto tramandato per generazioni in cui il singolo suonatore, in un certo senso, non muore mai in quanto la sua testimonianza sopravvive in un continuum storico che trascende i secoli.

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L’impalpabilità del suo ricordo, accresciuta dal fatto di essere in larga misura anonima e tramandata proprio dal filo della memoria, sta nella natura anonima dell’informazione trasmessa agli ‘eredi musicali’. Il concetto di copyright è sempre stato estraneo alla musica popolare, sicché l’inventore di una brano non si è mai sentito in diritto di rivendicare la paternità di un brano proprio perché il fatto che divenisse patrimonio comune era visto con orgoglio dal compositore stesso. La partecipazione della comunità al lavoro musicale era segno di accettazione e accoglienza, il che non poneva il dubbio dell’esistenza di un progetto alternativo a deviante rispetto a forme a contenuti consolidati. Molto si è detto sulla natura anonima della composizione musicale, che vedeva come obiettivo finale il popolo e il suo gusto: un atteggiamento ben diverso rispetto al moderno concetto di copyright e di sperimentazione musicale deviante rispetto a un patrimonio di forme e stilemi consolidato e comunemente accettato. A questo si somma la natura del suono dei bronzi, non assimilabile ad altri generi o stili perché espressione di un versante della creatività umana che si proietta nello spazio e nel tempo. In questo risiede la peculiarità della musica delle campane, un genere a sé stante che, pur ereditando una tradizione che spazia tra XVIII e XX secolo, non appare mai fuori moda nel contesto della torre campanaria perché espressione di una dimensione che comunica festa e che con melodie semplici e ballabili richiama a sentimenti spontanei non mediati da riflessioni di taglio intellettualistico.

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Ricordo che in un’intervista fatta qualche anno fa a un giovanissimo campanaro si era parlato della possibilità o opportunità di eseguire musica pop o rock sul campanile: la risposta laconica e sorprendente era stata: ‘Sul campanile si suona la musica delle campane’. Dunque un suono con un genere codificato che non viene generalmente posto in discussione né da chi suona né da chi ascolta. Le nuove composizioni seguono difatti stilemi consolidati e cadenze armoniche che ruotano attorno a I-IV-V grado con rare parentesi per il modo minore sul VI grado. La materialità della memoria si traduce oggi nelle testimonianze che l’informatore ha potuto dare a chi indaga e che si deposita su nastri, fotografie, materiale digitale, di natura tanto materiale quanto impalpabile. Da qui la riflessione propostami della figura del ‘restauratore digitale’, vale a dire chi può recuperare ricordi di suono di materiale assai palpabile. Tra l’impalpabile e il palpabile della memoria e della materia risiede il valore della tradizione della musica delle campane.

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