Incontri estivi: Il presidente dei campanari di St. Giles’ di Oxford a Bergamo

John Pusey, appassionato campanaro caposquadra del gruppo della chiesa di St. Giles di Oxford, nel Regno Unito, è stato in visita a Bergamo in occasione del concerto presso la Basilica di Santa Maria Maggiore dell’Oxford St. Giles’ Choir, gruppo corale cui lo stesso John Pusey appartiene. Una vita dedicata al suono delle campane accanto al lavoro di molti anni come bibliotecario all’Università di Oxford, John Pusey racconta la sua esperienza di coordinatore delle attività dei campanari locali, che includono il reclutamento di nuovi suonatori, i servizi per le solennità e i viaggi alla ricerca di campanili suonabili. Il contesto campanario inglese, come risaputo, è ben diverso da quello italiano: circa 40.000 suonatori impegnati su concerti per gran parte manuali con un sistema di suono sostanzialmente uniforme nelle due isole del Regno. Le attività di conservazione e promozione del suono sono appannaggio dei campanari, i quali in molti casi sono chiamati ad adoperarsi per ottenere fondi per il restauro dei concerti: se da un lato, come racconta John, i campanari giocano un ruolo strategico nel mantenimento in attività dei concerti stessi, dall’altro resta pur vero che l’ultima parola in merito alle campane spetta al parroco (vicar). L’Inghilterra, in particolare, vive uno stato di larga presenza di molteplici forme confessionali che convivono con i rispettivi campanili.Rispetto a una comunità anglicana preponderante esiste una fetta cattolica minoritaria ma rilevante in buon dialogo con la Chiesa d’Inghilterra, non solo sul piano confessionale ma pure campanario. Sono molteplici i casi di squadre miste di campanari anglicani e cattolici, così come in diversi casi si riscontrano situazioni in cui campanari anglicani vadano a dare manforte a gruppi campanari cattolici in sottonumero per particolari eventi. John Pusey sottolinea come nelle zone centrali delle aree urbane non siano rari i casi di chiese anglicane e cattoliche praticamente contigue.

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Un interessante aneddoto di John riporta di un matrimonio cattolico celebrato in una chiesa i cui i campanari erano assenti: per segnalare l’evento, in quella situazione, erano ricorsi a una squadra di campanari anglicani che avevano però suonato nella loro chiesa vicina. John ritiene che vi sia, in linea generale, maggior interesse da parte dei parroci anglicani per le campane rispetto ai parroci cattolici, meno sensibili alla questione della manutenzione bronzi. Ciò nonostante, resta costante l’impegno nel formare nuovi suonatori impiegando molteplici tecniche: a tale proposito, John è Captain of Tower (appunto caposquadra) e Assistant Teacher (insegnante di supporto) nei corsi di formazione per nuovi suonatori. Ogni campanile britannico, ampiamente decorato da pannelli illustrativi e commemorativi che ricordano l’esecuzione di particolari concerti, annovera un modellino di campana appositamente pensato per illustrare i meccanismi di movimento e rotazione dello stesso bronzo durante il suono. John racconta come i neòfiti vengano generalmente condotti in cella campanaria o in cima allo stesso castello di campane per capire il meccanismo di movimentazione e controllo della campana.

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Diversi video apparsi ultimamente su YouTube illustrano con doppia telecamera in azione cosa accada realmente alla base del campanile dove si tirano le corde (ringing chamber) e cosa accada in cella campanaria (bell chamber), in modo tale da avere piena coscienza dell’azione che si esercita con la corda sulla ruota della campana. Entrare nel campanile può essere visto ancora oggi come una sorta di rito d’iniziazione, dove ancor prima d’iniziare a suonare si apprendono termini tecnici di difficile comprensione non solo per i madrelingua, ma addirittura per chi non frequenta il mondo dei campanili. Termini come ceppo (headstock), perni (gudgeons), maniglie (canons), incastellatura (frame) sono chiaramente comprensibili solo quando si assiste a una spiegazione completa della macchina campanaria. Se questo vale per parti convenzionali del supporto e della movimentazione della campana su qualsiasi sistema di suono, diverso è il caso di termini indicanti specificamente i due movimenti compiuti dal campanaro per il controllo della corda nei suoi due movimenti che portano il bronzo a bicchiere nei due lati (handstroke e backstroke). Senza entrare in dettagli eccessivamente specifici, è indubbio che il mondo delle campane resti criptico per la maggior parte delle persone: da qui la necessaria opera di apostolato tra coloro che desiderano avvicinarsi a questo mondo mossi da una passione spontanea mai sistematizzata.

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Una chiacchierata a 360 gradi con John Pusey, proprio come i gradi di rotazione della campana inglese, permette di comprendere il valore della trasmissione della tradizione, la sua comune accettazione e le prospettive per il futuro. In Gran Bretagna la diffusione del suono delle campane non è uniforme e gli stili di suono, pur all’interno del sistema del change ringing (suoni a scala con variazioni), possono mutare a seconda delle zone. Allo stesso modo, la passione per il numero di campane e la loro dimensione sui campanili varia sensibilmente (concerti molto ampi nella zona di Bristol rispetto ai numeri piuttosto esigui delle chiese presbiteriane scozzesi). Ancor più complessa, segnala John Pusey, è la questione relativa ai campanili suonabili nei paesi del vecchio Commonwealth: cinquanta concerti tra Stati Uniti e Canada, un campanile in Kenia, nove in Sudafrica, uno sparuto gruppo in Australia e Nuova Zelanda. Restano proverbiali i viaggi realizzati sul continente europeo dai campanari inglesi alla ricerca di torri con concerti suonabili: al di là di situazioni sporadiche in Olanda, resta intatto il fascino musicale, paesaggistico e culinario del territorio veneto, con i suoi concerti della diocesi veronese assolutamente gestibili.

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Quali sono però i tempi di suono nel Regno Unito? La tolleranza media della popolazione inglese rispetto a quella italiana è infinitamente maggiore: le campane sono viste come parte integrante della cultura locale, per cui solo in pochi casi ci si trova ad affrontare soggetti che classificano le campane come rumore con conseguenti proteste. La risposta, tipicamente british, deve essere una miscela di firmness (fermezza) e politeness (educazione). Si può giungere a un accordo sul tempo dedicato al suono delle campane (in special modo durante le prove infrasettimanali da tenersi fuori dagli orari lavorativi e con campanili protetti da finestre grigliate o grandi ante per ridurre il volume) ma, nella stragrande maggioranza dei casi, va sempre ricordato ai protestatari che la chiesa e il campanile esistevano prima che venissero costruite le case ad essi circostanti e ancora prima che l’inquilino o il proprietario di turno vi s’insediasse. Pochi campanili sono stati messi a tacere in questi anni, il che, contrariamente a quanto accade in Italia o altre parti d’Europa, lascia intendere come tenere alto il valore culturale di un patrimonio sonoro abbia una ricaduta positiva sulla società. Tale valore culturale va trasmesso alle nuove generazioni, che trovano come luogo ideale d’incontro della tradizione campanaria le università, istituzioni storiche che allevano nuovi suonatori per mantenere viva la tradizione nei campanili. Un impegno arduo per un paese come il Regno Unito, che anche sul piano del suono manuale delle campane deve trovare una soluzione intermedia tra tradizione e modernità.

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Nella mattinata di sabato, John Pusey ha avuto modo di visitare il campanile di Santa Maria Maggiore, accessibile solo ai campanari durante i servizi di suono, e la Torre Civica, visitabile invece con comodo ascensore. Due concerti con differente sistema di suono, chiaramente indicativi dell’evoluzione storica del suono delle campane nella diocesi di Bergamo nel corso dei secoli. Le campane della Torre Civica, risalenti rispettivamente al 1474, 1658 e 1948 (copia della campana mezzana di metà XVII secolo requisita nel periodo bellico), mosse elettricamente secondo il sistema a slancio, e le otto campane di Santa Maria Maggiore, compendio di varie fusioni comprese tra il XVIII e il XX dotate e recuperate negli ultimi anni al ‘doppio sistema’ secondo la tradizione del suono ambrosiano vigente in diocesi e in buona parte della Lombardia dal XVIII secolo. Scambi d’informazioni sulle scuole campanarie esistenti sul nostro territorio e sulla metodologia d’insegnamento, che per il suono a tastiera si appoggia, in buona parte, ai video tutorial pubblicati su YouTube, mentre per il suono a distesa ci si affida ai servizi domenicali e alle novene, autentici momenti per rendere le torri campanarie autentici spazi palestra per esercitare con i giovani un’arte complessa mandata a memoria attraverso la pratica. Un incontro ricchissimo di scambi di opinioni che si è chiuso con l’invito a visitare Oxford per conoscere da vicino un’arte campanaria risalente al 1650, erede di una grande tradizione matematica e più che mai viva attraverso una letteratura scritta che documenta e trasmette nel corso delle generazioni acquisizioni e conoscenze oggi plurisecolari: un autentico modello culturale per un progetto di riscoperta giovane quale quello di Bergamo, che coglie nelle esperienze straniere e di altre regioni italiane spunti e modelli per crescere in conoscenze ed esperienze.

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