Cronache campanarie. Incontro con lo studioso giapponese Okumura

Incontro con il direttore d’orchestra giapponese Koichi Okumura in occasione del suo viaggio conoscitivo sulla tradizione musicale italiana e sul patrimonio delle campane del nostro paese. Mercoledì 22 giugno 2016 il direttore protagonista di molti progetti sulla musica sinfonica ottocentesca europea e musica sperimentale contemporanea, si è recato in Valle Brembana per conoscere da vicino la tradizione del suono campanario bergamasco. Il tesoro musicale orobico, riconosciuto dalla Regione Lombardia come Patrimonio Immateriale delle Regioni Alpine nel settembre 2015, attrae l’attenzione di studiosi e ricercatori italiani e stranieri in ragione della sua ricchezza esecutiva, del patrimonio orale del suono a tastiera tramandato nei secoli e del gran numero di bronzi presente sulle torri campanarie della diocesi di Bergamo.

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Il maestro Okumura prova le campanine di ottone

Il maestro Koichi Okumura porta un’esperienza unica nel suo genere per avere abbracciato contesti musicali assai eterogenei che rinviano al comune denominatore della rivalutazione del versante più profondamente spirituale della musica rispetto al dato tecnico. Koichi Okumura ha lavorato per il Ministero dell’Educazione del suo paese nella stesura di programmi didattici per l’insegnamento della musica nelle scuole.

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Suono a tastiera sul campanile di S.Pietro d’Orzio

Si è occupato di direzione d’orchestra alla guida di diverse formazioni sinfoniche del Sudamerica, tra cui l’Orchestra Nazionale del Guatemala, dieci orchestre messicane, diverse formazioni argentine e colombiane, oltre a molte collaborazioni con complessi di altri paesi latinoamericani. Una situazione singolare che ha condotto il musicista nipponico a penetrare una scuola interpretativa profondamente differente da quella della sua terra e non per questa priva di notevoli sorprese.

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Intrattenimento con campanine prima della Messa per la Solennità di San Pietro del 29 luglio 2016

Alla congerie di esperienze nazionali accanto al ruolo della consorte, ambasciatrice salvadoregna in diversi paesi del continente (e attualmente in carica proprio in Giappone), Okumura ha sviluppato lo studio della musica etnica con molteplici lavori di documentazione in Laos, Vietnam, Filippine, spesso immerso in situazioni avventurose essendo impegnato in ricerche musicali che avevano luogo nelle zone di conflitto.

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Il maestro Okumura mostra uno dei suoi volumi in giapponese sulla storia delle campane ai ragazzi della Scuola Campanaria di San Giovanni Bianco

Quest’ultimo versante della sua formazione musicale lo conduce a una riconsiderazione nel profilo umano e umanizzante della musica. Da qui hanno origine stimoli a vivere periodi nei monasteri buddisti e cattolici per gustare il senso del suono e del silenzio: dai templi giapponesi al monastero di Silos in Castiglia (Spagna), alla riscoperta della musica occidentale a partire dal canto gregoriano. Dalle intense chiacchierate avute col maestro Okumura è emerso il desiderio di riscoprire il rapporto tra l’uomo e lo strumento musicale: nel nostro caso specifico tra uomo e campana. Il maestro Okumura si è detto profondamente interessato ed emozionato nell’indagare i nostri sistemi di suono, fatto ancor più motivato dal fatto di essere tale progetto animato da giovanissimi appassionati.

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Torta di accoglienza per l’incontro musicale

Okumura ha lodato il grande lavoro di riscoperta della nostra associazione, manifestando quello stupore che è tipico dei grandi artisti e che si unisce ad alcune caratteristiche costanti: dedizione assoluta alla missione etica e musicale, grande dominio della materia, disponibilità all’ascolto e al confronto, curiosità e desiderio di conoscere, grande umiltà nel raccontare le proprie esperienze e i traguardi raggiunti.

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Ciò che sorprende l’uditore e l’ascoltatore extraeuropeo rispetto al nostro patrimonio campanario è la ricchezza armonica dei bronzi, soprattutto se confrontati con i campanofoni e idiofoni dei templi orientali. Elemento aggiuntivo è la squisita inclinazione melodica dei nostri concerti, dal XVIII secolo pensati in scala diatonica ascendente. Tali caratteristiche, divenute fatto consueto per il suonatore avvezzo, sono invece tratti di grande singolarità per l’orecchio abituato ad ascoltare singoli bronzi, bronzi a salto o bronzi fissi. Il fatto di avere campane in scala diatonica che possono suonare fisse e in movimento costituisce una peculiarità da sottolineare costantemente nelle nostre riflessioni, in particolar modo sotto il profilo del rapporto tra suono e ambiente. Il paesaggio sonoro si configura allora come elemento chiave in cui ricostruire il rapporto tra uomo e suono, restituendo all’arte musicale quella dimensione ‘naturale’ oggetto d’indagine del maestro Okumura.

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Diverse sono gli studi e le pubblicazioni realizzate da Okumura in Giappone sul tema delle campane, cui si aggiungono alcune note rinvenibili sul sito dei campanari di Valencia (Spagna). La natura arcaica del suono è ciò che ha maggiormente attratto l’attenzione del ricercatore. Al canto gregoriano alla musica sinfonica e al repertorio concertistico passando da strumenti di capitale importanza importanza per il patrimonio liturgico delle chiese occidentali, quali l’organo, strumento che riveste un ruolo principe per comprendere i meccanismi della composizione orchestrale. Clicca qui per accedere alla pagina su alcuni studi relativi a campane nel mondo di Koichi Okumura. Clicca qui sotto per accedere a un video del Concerto per Pianoforte e Orchestra numero 1 di Tchaikovsky diretto da Koichi Okumura con l’Orchestra Sinfonica Nazionale del Guatemala.

Musica dei templi buddisti, canto gregoriano, Bach, Beethoven, repertorio pianistico e musica contemporanea , un universo di stimoli attraversato dal suono delle campane. Un incontro destinato a lasciare un segno per futuri contatti e progetti comuni.

 

 

 

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