Campanine e video in concerto per Giulio Donadoni

La serata di sabato 7 luglio ha visto protagoniste le campanine in omaggio al campanaro Giulio Donadoni, scomparso nel febbraio del 2011, con le esecuzioni dei ragazzi della Scuola Campanaria di Roncobello, che hanno portato tra calorosi applausi molti brani del repertorio zognese salvato dal maestro, trasmesso da Donadoni stesso in molte interviste tra il 1998 e il 2003 all’archivio della Federazione Campanari Bergamaschi. La parte centrale della serata è stata dedicata alla proiezione del documentario ‘Cercando Giulio Donadoni’, realizzato da Luca Fiocchi e vetrina degli aspetti più rilevanti di un testimone attivo della tradizione del Novecento bergamasco.

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L’esecuzione musicale dei brani del repertorio di Zogno è il risultato di un profondo lavoro di registrazione, analisi, trascrizione e docenza di un bene immateriale che sarebbe altrimenti destinato a sparire.

I ragazzi di Roncobello durante il concerto serale.

Precisamente all’interno della musica e della cultura popolare, le campane hanno rivestito un ruolo importante di trasmissione del patrimonio di generazioni. Strumento musicale ben più resistente dei numerosi baghèt, siglòt, organì, mandulì e organetti scomparsi o rinchiusi in polverose soffitte, le campane sono state oggetto di culto sino agli anni ’60 del XX secolo, epoca della morte degli ultimi campanari anziani depositari della letteratura campanaria sviluppatasi sin dal finire del ‘700. Con l’elettrificazione si è attivamente contribuito a indebolire una tradizione già volta al crepuscolo. In alcuni casi, addirittura, l’eliminazione delle tastiere manuali poste in cella campanaria e delle corde per il tiro a fune delle campane ha condotto numerose squadre di suonatori al pensionamento anticipato, sicché buona parte del tesoro orale di secoli rimane oggi solo nella memoria.

Luca Curti e Francy Begnis alla fisarmonica e chitarra.

Chi invece ha permesso in questa sede la salvaguardia di un importante tesoro musicale della Media Valle Brembana – e di Zogno in particolare con le sue valli interne – è stato Giulio Donadoni, figura emblematica di musicista eclettico, straordinariamente capace di operare un’importante sintesi del patrimonio popolare della zona. Nato nel 1930 a Grimoldo, borgo di Grumello de’ Zanchi – frazione di Zogno – con gli altri undici fratelli ha condiviso la passione per la musica popolare in tutte le sue forme. Protagonista per anni nella Banda Civica di Zogno come suonatore di tromba e di piatti, ha ereditato e portato sulle campane molti brani per mandolino, organetto, pezzi eseguiti dalle bandelle attive nella zona, suonate per banda, unitamente a canzoni popolari diffusesi negli anni quaranta e cinquanta e poi entrate nel repertorio di ogni musicista attivo nell’ambito delle feste popolari dalla metà del XX secolo.

Manuel Cortinovis al flauto.

Proprio dalla dimora paterna del XVI secolo – acquistata dopo l’arrivo a Grumello – ha inizio la fortunata stirpe dei “musicanti” di Grimoldo, che trova in Giulio Donadoni una figura cruciale. Dotato fine sensibilità musicale e formidabile memoria storica, Donadoni ha salvato e condotto sino alle soglie del terzo millennio un consistente numero di suonate a tastiera eseguite dai famigliari e da altri campanari della zona, altrimenti destinati a cadere nell’oblio come avvenuto per la maggior parte dei suonatori tradizionali. Gli zii paterni suonavano il bombardino e la tromba, il nonno il basso in Si bemolle nella banda e le campane. Fu precisamente dal nonno che ebbe inizio la discendenza dei suonatori di campane. Molti dei Donadoni erano effettivamente appassionati a tale arte: i fratelli Giovanni (1910-1999), Mario, Gildo (1922-1943), Francesco Colombo, quest’ultimo direttore della banda di Zogno dal 1960 al 2000. Ultimo in ordine di tempo il fisarmonicista Guido Donadoni (1934-2002). Altri musicisti campanari attivi nella zona sono stati Pietro “murì” Ferrari di Zogno (1881-1959) e il figlio Achille (1920-1975), Bortolo Pellegrini (1883-1963) – detto “ol dórde”, il figlio Gino (1910-1970) e il cugino di Bortolo, Bianco (1893-1962), – tutti di Poscante -, “bono” (1889-1953) e Carlo “baciùr” Sonzogni (1898-1977) di Endenna. Tutte queste figure sono divenute ormai leggendarie, tramontate quando la tradizione campanaria cominciava a scricchiolare sotto il peso dell’incipiente automazione. È indubbio il merito di Giulio Donadoni di avere conservato e riproposto in veste rinnovata suonate sicuramente destinate alla scomparsa. Il pregio della sua letteratura risulta tuttavia accresciuto pensando ad alcuni brani significativi e paradigmatici del suo repertorio, ove la distanza tra versione originale e versione attuale consente di misurare e stimare appieno la cifra creatrice e innovatrice del musicista.

Davide Milesi al mandolino.

 Clicca qui per vedere un video del concerto di sabato sera presso la Sala V.Polli delle Scuole Medie di Zogno.

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