James Smith racconta il raduno campanario di Cividale

Dopo aver preso parte al raduno dei campanari australiani e neozelandesi del 28-29 maggio 2011 e all’assemblea nazionale dei campanari 21-22 maggio 2011, il 4-5 giugno 2011 ho partecipato a un altro raduno di suonatori di campane: questa volta in Italia, nella cittadina di Cividale del Friuli, posta nella vallata del fiume Natisone, a nord di Trieste. Qui si è tenuta la cinquantunesima edizione del raduno nazionale italiano, che rappresenta annualmente i diversi sistemi di suono presenti nelle regioni italiane. Tra questi figurano il sistema di suono veronese (in cui la campana ruota collegata a un cerchio mosso da corde) e quello bolognese, sistema che incute un certo timore se visto in azione in quanto ci si aspetta che da un momento all’altro i campanari possano cadere dall’alto dell’incastellatura, finire in mezzo alle campane ed essere triturati, o che possano sbattere la testa contro una campana, contro il suo ceppo o il batacchio, o che addirittura il castello possa crollare sotto la spinta delle vibrazioni. Avevo già visto questi sistemi di suono in passato (unitamente a quello ambrosiano nelle valli bergamasche), ma non avevo mai visto i sistemi friulano, reggiano e ligure.

Il raduno ha visto la presenza di carillon dall’Austria e dalla Slovenia, paesi confinanti con quest’angolo d’Italia. Nelle diverse piazze di quest’incantevole cittadina sono stati collocati dodici castelli mobili di campane forniti dalla ditta Capanni (l’equivalente italiano della plurisecolare fonderia londinese Whitechapel), che hanno suonato lungamente a pieno regime. Grazie all’apporto delle campane delle torri cittadine che hanno risuonato dall’alto come da nidi d’aquila, l’aria si è intrisa di musica per quasi l’intero fine settimana; le tre note emesse dai bronzi dei singoli concerti campanari a sistema friulano (ogni concerto è dotato di tre campane) si sono fuse con lo scampanio dei bolognesi somigliante a una filastrocca (ndt l’autore ricorda la canzone popolare inglese Pop! Goes the weasel la cui melodia è rintracciabile Internet per un interessante confronto), con le melodiche sequenze dei veronesi e infine con le nostre suonate.

Il frastuono è stato impressionante. I castelli mobili si trovavano a cielo aperto, in piazze chiuse da alti edifici; poiché Cividale è ampiamente chiusa al traffico, l’effetto sonoro è risultato potenziato dall’eco prodottosi dal riverbero dei bronzi nelle viuzze del centro. Mentre suonavo ho ringraziato me stesso di aver tenuto con me i tappi per le orecchie che mi erano stati dati gratuitamente a bordo dell’aereo durante il volo.

Nessuna amministrazione comunale britannica o degli antipodi avrebbe mai autorizzato un tale chiasso. Qui invece gli amministratori hanno fatto propria l’iniziativa con striscioni che pubblicizzavano l’evento campanario, rendendo disponibili all’uso diversi spazi pubblici e coinvolgendo come sponsor gli istituti bancari locali. A questo si è aggiunta la folla di visitatori nelle piazze, che non ci ha intimato di smettere di fare rumore ma, al contrario, ha ascoltato e applaudito le nostre esecuzioni. A un certo punto un gruppo di anziani è stato fatto sedere dalle rispettive badanti su alcune sedie poste vicino al castello su cui stavamo suonando per ascoltare il nostro concerto e, a giudicare dai loro visi, la cosa è sembrata piacergli.

Sono venuto a Cividale con altri cinque campanari inglesi, nessuno dei quali (incluso il sottoscritto) sapeva esprimersi in italiano al di là di qualche frase smozzicata: i gesti e la mimica hanno però colmato questa lacuna. Prima di partire non sapevamo cosa avremmo trovato di preciso in Friuli. L’invito a partecipare al raduno, rivolto a uno dei membri del nostro gruppo, era venuto da un conoscente italiano, il quale ci aveva avvertito che in Italia le cose andavano in qualche maniera, vale a dire che avremmo potuto avere informazioni dettagliate sull’organizzazione e la tempistica dell’evento, ma che tutto si sarebbe aggiustato una volta giunti sul posto (e in larga misura ha avuto ragione). Pensavamo di dover pagare una quota d’iscrizione ma ci è stato risposto di no. Anzi, siccome eravamo ospiti ci sono stati forniti dei cartoncini di colore blu che consentivano di avere pasti e vino gratuito e diritto di accesso a tutte le aree del raduno. Ci sono state date inoltre delle bandane gialle molto carine recanti il logo dei campanari locali, gli Scampanotadôrs Furlans (per chi sospetta che il termine non sia in italiano, va precisato che la regione del Friuli ha una lingua propria), che si è rivelata molto utile per evitare scottature al collo mentre si suonava sotto un sole splendente, cosa cui non siamo molto abituati. A questo proposito, le previsioni davano temporali ma siamo stati graziati, se non per un tuono verso la fine di una delle nostre esecuzioni (un atto di disapprovazione da parte di Giove Capitolino? Dopo tutto questa città è stata fondata da Giulio Cesare). Abbiamo obbedito all’antica proibizione (ndt cui erano soggetti nel 1600 i campanari inglesi) di non suonare indossando gli speroni o il cappello, sicché tutti coloro che mettevano i pochi capelli che hanno a repentaglio del clima sono stati graziati dal fatto di avere dei tempi di suono limitati a solo dieci minuti per volta.

Il più coraggioso di noi si è cimentato col sistema friulano, che comprende tre campane a slancio (mosse da una corda attaccata a un’aspa) che si muovono in modo tale da evitare la sindrome della filastrocca (ndt questa volta si cita come paragone la canzone infantile Three Blind Mice), o per meglio dire, la campana maggiore che oscilla con precisione da metronomo cui s’inframmezzano colpi dati con il batacchio sulla campana mezzana e sulla campana minore.

Le incastellature campanarie si trovano sulla cima di torri alte e snelle, con alte arcate che si parono su tetti piuttosto bassi, di sapore vagamente bizantino, sebbene i campanili che ho visto in altre città presentino alla sommità coperture con a spirale o ‘a cipolla’, dato che riflette il crocevia di culture presente in quest’angolo di Europa. Benché fossimo fondamentalmente concertati a suonare su uno dei castelli posti in una delle piazze di Cividale, la domenica mattina alcuni di noi hanno deciso di salire sul campanile della Cattedrale per vedere in azione le tre campane del concerto. Cividale non aveva mai visto le campane suonate secondo il sistema inglese. Tra i concerti dei campanari inglesi e vicentini abbiamo dato dimostrazione della nostra tecnica eseguendo Grandisire Doubles e Bob Minor, diretti congesti e urla in quanto il suono delle campane sopra di noi rendeva impossibile ogni altra forma di comunicazione. Inorgogliti dal successo ottenuto abbiamo eseguito un azzardato finale ‘alla Stedman’ e un bis di Cividale Place (ndt Suonata per Cividale), un brano per sei campane composto per l’occasione. Abbiamo inoltre dato dimostrazione di un altro suono sconosciuto in Italia, lo ‘smorzato’ (ndt eseguito coprendo metà del batacchio con una guaina di cuoio per alternare forte/piano a seconda che il batacchio percuota l’incavo della campana durante la sua rotazione con la parte ‘nuda’ o con quella protetta dal cuoio stesso).

Le campane con inceppatura alla veronese sono molto più contrappesate delle nostre, non hanno fermi né balestre, e le corde non hanno punti di presa (ndt le corde dei suonatori inglesi hanno un’impugnatura colorata che li agevola nel movimento delle funi). Credono che siamo dei rammolliti perché usiamo le corde con le prese. La corda in nuda canapa fa piuttosto male alle mani dopo qualche minuto che viene tenuta in mano: giusto il tempo per eseguito un concerto, come da programma degli organizzatori. Per il fatto che le campane non hanno fermi né balestre, si fa molta fatica a tenerle in piedi in equilibrio. Difatti, se non vengono tenuto in perfetto equilibrio, il batacchio batte contro entrambi i lati dell’incavo della campana, producendo un effetto di doppio suono. Eravamo preoccupati del fatto che quest’inconveniente potesse rovinare il nostro suono ‘smorzato’: fortunatamente siamo riusciti a a cavarcela, facendo suonare il batacchio due volte solo in paio di circostanze.

Nella stessa piazza in cui abbiamo suonato, abbiamo avuto la fortuna di trovare un bar in cui ristorarci tra una suonata e l’altra, un luogo ombreggiato e confortevole. I proprietari parlavano un ottimo inglese e ci hanno servito con grande piacere piatti tipici e bevande. Con grande imbarazzo da parte nostra, ci hanno offerto ripetutamente da bere e credo ci abbiano fatto un forte sconto su tutto quello che abbiamo mangiato. Sembravano davvero contenti di aversi incontrato. Alla nostra partenza abbiamo regalato loro una bottiglia di vino commemorativa del Raduno, prodotta dagli Scampanotadôrs Furlans, su cui abbiamo posto i nostri autografi e abbiamo dedicato loro alcune musiche con le nostre campanelle (handbells): a questo punto ci hanno offerto nuovamente da bere. Il luogo è il Café Gustabe di Piazza Paolo Diacono (vicino all’ottima gelateria che abbiamo visitato). Persone deliziose.

In occasione di questo mio viaggio in Italia ho deciso di portare le mie sei campanelle, che abbiamo utilizzato due volte: la prima nella piazza in cui abbiamo suonato le campane, nelle pause tra un concerto e l’altro, suscitando grande interesse tra i presenti; la seconda sotto il tendone delle cene, dove abbiamo gustando un menù semplice ma davvero ottimo. Alla cena erano presenti 300-400 persone (così come al pranzo del giorno successivo). Durante la serata è stato offerto uno spettacolo con la presenza della banda locale e di un gruppo folk che si è mosso suonando e cantando tra i tavoli. In onore dei campanari inglesi è stata eseguita una canzone osé in friulano, che la moglie del capogruppo si è vista costretta a tradurre in inglese su pressanti richieste.

In segno di gratitudine, una volta terminato il concerto e sedutisi a tavola per mangiare, cio siamo avvicinati a loro con le nostre campanelle, li abbiamo ringraziati della loro esecuzione e abbiamo eseguito un paio di scale tratte da Grandsire Minor, divertendoli e raccogliendo attorno a noi un folto gruppo di italiani affascinati, molti dei quali non avevano mai visto suonare le campanelle inglesi.

Stephen Pettman, organizzatore del viaggio, ha preparato per l’occasione del raduno uno striscione da esporre durante le nostre esecuzioni e delle divise. Molti dei gruppi presenti indossano divise simili alla nostra (il giallo brillante dei bolognesi era decisamente sgargiante mentre il nostro bianco e nero appariva decisamente più sobrio).

Due anfore per la birra fabbricate in terracotta da Peta Whiting, artista della contea del Suffolk, sono state donate durante il pranzo della domenica agli Scampanotadôrs Furlans per ringraziarli dell’ospitalità. In cambio abbiamo ricevuto un cesto di vimini a forma di campana contente prodotti tipici della zona, che ci siamo divisi prima che ognuno di noi ripartisse per far ritorno alla propria destinazione di partenza (ndt l’autore dell’articolo è venuto direttamente da Hong Kong dove lavora), al termine di un week-end davvero piacevole.

I diversi sistemi di suono tendono a essere difesi strenuamente dalle singole Diocesi e ciascuno è geloso del proprio sistema di suono. Ciononostante, emerge il bisogno di coalizzare le forze per dare indirizzo a un’arte che rischia di sparire. Alcuni sistemi di suono sembrano essere ben rappresentati da associazioni che raggruppano giovani e meno giovani. Tuttavia non è sempre così: alcuni gruppi campanari sono maggiormente colpiti dal fenomeno dell’elettrificazione delle campane. Si sta così prospettando l’idea di una federazione nazionale che unisca le diverse associazioni, attualmente legate solo in linea teorica: è stato questo uno dei principali argomenti di discussione del raduno di Cividale.

Gli interessati ai sistemi di suono italiani potranno trovare molti video digitando semplicemente il termine ‘campanari’. Alcune tecniche non sarebbero replicabili nel mondo anglosassone. Questa è dunque parte dell’eredità italiana, così come il nostro sistema di suono in Gran Bretagna. Un ulteriore elemento meritevole di studio.

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