Quattordicesimo Concerto di Campane per la Solennità di Sant’Alessandro

Venerdì 25 agosto 2023, dalle 10:00 alle 12:15, Quattordicesimo Concerto Cittadino di Campane per la Solennità di Sant’Alessandro. Un appuntamento iniziato nel 2010 con sette campanili manuali e ampliato nel corso degli anni sino a coinvolgere tutti i campanili delle parrocchie della città, per un totale di oltre duecento campane. Un evento che unisce la FCB alla curia diocesana e l’amministrazione comunale cittadina, collaborazione che ha consentito di poter dare immagine concreta a un progetto di rivalutazione del paesaggio sonoro attraverso il suono delle campane, che negli scorsi decenni era stato relegato a puro rumore ovvero agente inquinante. Nelle piazze e nelle vie della città sarà possibile tornare ad ascoltare il suo a festa nella sua forma primigenia, secondo il tradizionale tempo della festa.

Per l’occasione, il 25 agosto gli associati della Federazione si daranno appuntamento in Piazza Vecchia accanto al Duomo alle ore 9:00 per poi spostarsi nei relativi campanili in cui svolgeranno secondo calendario il suono a tastiera e a distesa o tramite centralina dei computer. La piena risposta da parte delle parrocchie rende maggiormente tangibile il risultato ottenuto nel corso di questi anni anche grazie alla collaborazione di TVBergamo, che ha documentato puntualmente nel corso delle ultime edizioni lo svolgersi dei suoni dai colli a città bassa.

Si ringraziano tutti gli enti e gli strumenti d’informazione per il supporto e la diffusione data nel corso di questi anni all’evento capitale per la nostra associazione.

APPROFONDIMENTO STORICO

Il territorio diocesano di Bergamo e la sua provincia – che confinano con i territori di Lecco, Cremona, Brescia e Milano – annovera uno dei tesori campanari più interessanti della penisola italiana, caratterizzata da un elevatissimo numero di concerti campanari e da un patrimonio vivo, attivo e in fase di piena riscoperta e rivalutazione sotto il profilo storico, sociale e culturale. Dal XVIII secolo la campana, utilizzata principalmente come mezzo di richiamo per le funzioni religiose e per gli eventi civili della vita pubblica, diviene strumento musicale, probabilmente su influsso delle correnti mercantili e culturali provenienti da Francia, Belgio e Olanda, ove si sviluppò dal primo XVI secolo la tradizione del suono delle campane ‘a carillon’. Dal 2000 a oggi ha avuto inizio un’importante operazione di recupero della tradizione con la creazione di un’associazione provinciale di volontariato per la tutela del suono delle campane – Federazione Campanari Bergamaschi – e la creazione da parte della Curia Diocesana di Bergamo di una Commissione Tecnica per la Campane che si occupa di tutelare i concerti soggetti a restauro e automazione, promuovendo la reinstallazione di corde e tastiere in occasione dei restauri dei concerti già elettrificati. Tale azione dimostra come le campane vengano oggi viste come patrimonio culturale, oltreché religioso, per cui la loro sopravvivenza può essere garantita attraverso concerti, corsi di formazione e attività divulgative miranti a risvegliare l’interesse tra la popolazione, nel rispetto del grande amore per il suono dei bronzi manifestato nel passato dalle generazioni dei secoli XVIII-XX. La particolarità del suono delle campane sta nel fatto di non essere strumento ‘privato’, bensì di natura squisitamente pubblica, dimensione che obbliga il campanaro a un’opera di responsabilità nei confronti della comunità che lo ascolta. Da qui la sua conoscenza della musica che suona e dello strumento su cui suona.
La campana è un idiofono composto da rame e stagno in percentuale variabile (75% di rame e 25% di stagno) che risuona percosso da un battente alloggiato all’interno dell’incavo e percuotente la parte della denominata ‘bocca’. Tale strumento è venuto assumendo nuova importanza grazie alla riscoperta seminata tra le nuove generazioni. Creare occasioni per i giovani di apprendere una tradizione ha comportato costruire una continuità di stile e pensiero tra chi conserva e trasmette le conoscenze e chi le riceve. Da qui è nata la proposta di creare scuole campanarie per insegnare a suonare le campane nelle due modalità correnti: il suono a corda e il suono a tastiera. Il suono a corda assume differenti denominazioni a seconda della funzione che svolge: esiste il suono di richiamo alle funzioni religiose con il semplice tiro a fune delle corde (campane ‘a dondolo’ o nelle denominazioni dei computer per campane ‘a distesa’); esiste il suono dell’Ave Maria e del funerale, che prevede la messa a bicchiere di una o più campane a seconda delle circostanze; esiste infine il suono denominato nel suono manuale delle campane ‘a distesa’, o ‘a longa’ (mentre i computer per campane parlano di ‘suono a concerto o a bicchiere’) vede la partecipazione corale di una squadra di suonatori in occasione delle solennità e il cui numero varia in base al numero delle campane e al loro peso, nonché all’abilità del singolo campanaro di tenere una o più campane contemporaneamente. Su comando del caposquadra, i membri del gr uppo devono portare le campane a bicchiere, tenere la corda in tensione e lasciar scendere le campane dalla posizione di riposo in maniera perfettamente sincronizzata per produrre accordi tra le campane dispari (I-III-V-VII) e le campane pari (II-IV-VI-VIII). Il suono ‘a distesa’ può iniziare un quarto d’ora prima della Messa o mezz’ora prima della Messa (generalmente segue il suono a tastiera o – a seconda della solennità – viene eseguito senza essere preceduto dal suono a tastiera) e prevede l’esecuzione di molte sequenze melodiche intervallate da momenti di pausa. La definizione di suono a tastiera – eseguito da uno a due campanari per singolo brano – indica fondamentalmente l’esecuzione di brani musicali per mezzo della percussione di una serie di palette disposte in serie come i tasti del pianoforte. Ciascuna paletta è collegata per mezzo di meccanismi di rinvio al batacchio di una campana, tenuta fissa con la bocca inclinata verso l’esterno o l’interno della cella campanaria. Schiacciando il tasto il batacchio fa suonare il bronzo, consentendo il suono di svariate melodie. Suonare a tastiera è un’espressione piuttosto formale che generalmente trova l’equivalente in suonare d’allegrezza (a Bergamo, nella pianura e in Val Seriana), suonare a festa (nella Media Valle Brembana) e suonare a martello o a martellino (in Alta Valle Brembana). La profonda differenza esistente tra la tradizione del suono a carillon del nord Europa, da cui sembra provenire l’uso del suono a tastiera del carillon bergamasco, risiede nel repertorio: se in Francia, Belgio e Olanda l’uso del carillon spazia dalla musica tradizionale all’esecuzione di brani d’autore di carattere classico, tratti dal repertorio organistico o scritti da compositori espressamente dedicati al suono dello strumento, in Lombardia e, in particolare, in provincia di Bergamo, il repertorio fu sin dall’inizio di carattere squisitamente popolare, con brani ballabili di origine antica quali monferrine e scòtish, cui si aggiunsero nel XIX secolo i grandi balli di coppia di origine boema, polacca e austriaca quali polca, mazurca, valzer e, posteriormente, foxtrot. A tale repertorio si sommò quello delle marce, su influsso della letteratura delle bande civiche che, in molti casi, avevano al proprio servizio numerosi campanari. La particolarità del repertorio campanario bergamasco sta nel fatto di essere a cavallo tra sacro e profano: i parroci non hanno mai rifiutato l’idea che sul campanile si suonasse musica profana per le festività religiose, annoverando tra i brani a carattere religioso gli inni religiosi di matrice ottocentesca, l’Ave Maria di Lourdes e le pastorali natalizie. Il repertorio antico non è stato oggetto di revisioni o modifiche negli ultimi anni, ma integrato da suonate antiche scarsamente eseguite che vengono progressivamente portate alla luce. La percentuale di nuove composizioni resta piuttosto bassa proprio per il desiderio di esplorare ciò che è ancora da ritrovare: i nuovi brani s’inquadrano stilisticamente nei modelli compositivi ottocenteschi, rendendo piuttosto difficile l’adattamento della musica pop o rock sui bronzi. Il risultato che ne deriva non è tuttavia quello di una chiusura rispetto alla musica che evolve, bensì la presa di coscienza del fatto che il patrimonio musicale delle campane interpreta un’epoca storica rispettata e soggetta a indagini da parte dei nuovi appassionati.

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Dalla seconda metà del XVIII secolo la campana da puro strumento di richiamo per le funzioni religiose e per eventi civili della vita pubblica, diviene strumento musicale, probabilmente su influsso delle correnti mercantili e culturali provenienti da Francia, Belgio e Olanda, paesi ove si sviluppò dal primo XVI secolo la tradizione del suono delle campane ‘a carillon’. Tra i primi dell’Ottocento e la metà del XX secolo la tradizione conobbe uno sviluppo esponenziale, con ampi concerti e repertori diversificati a seconda delle zone, le cui dimensioni rispondevano alla necessità di eseguire brani a tastiera con melodie articolate. Sebbene esse non superino mai i dieci suoni in scala diatonica, la fantasia del campanaro era tale da aver prodotto centinaia di  brani per cinque, otto o dieci campane. Gandino, centro artigianale di grande rilevanza e ricchezza artistica, possedeva dieci campane in Si grave già nel 1788. Il campanaro, che esercitava a casa i brani da eseguire a tastiera sul campanile nei giorni di festa, sentì la necessità sempre crescente di chiedere concerti in grado di riprodurre le suonate fatte sul suo piccolo strumento. Nel corso dell’Ottocento e nel primo Novecento ogni parrocchia fece a gara con le altre per commissionare i concerti più grandi (anche se non sempre di miglior qualità sonora). Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lo stato, in crisi per la mancanza di materie prime per la fabbricazione dei cannoni, decise con decreto dell’aprile 1942 di far togliere dalle chiese le campane più grosse per convertire il bronzo in armi. Superata la perdita degli antichi bronzi con la fusione di nuove campane (non sempre di preziosa fattura come quelle precedenti), la tradizione del suono manuale entrò in crisi tra il 1970 e il 2000 di fronte a tre fenomeni: l’assenza di ricambio generazionale dei suonatori, l’automazione dei concerti di campane con l’eliminazione pressoché sistematica dei sistemi manuali, la perdita del ruolo sociale della campana.
La produzione delle campane risale a un’antica tradizione orientale, quasi certamente cinese, trasmessa in Europa con funzione civile e religiosa già in epoca romana e consolidatasi nella forma che conosciamo oggi in epoca medievale. La diocesi di Bergamo, pur profondamente martoriata dalla spoliazione bellica del Secondo Conflitto Mondiale, annovera campane risalenti al XV ancora in funzione (Torre Civica di Bergamo) con sistema di suono a slancio, il più arcaico a noi noto prima di essere sostituito dal XVIII secolo del sistema di suono denominato ‘ambrosiano’, che abbraccia la quasi totalità delle diocesi lombarde e parte di quelle piemontesi, liguri e trentine. Le campane venivano prodotte in fonderie stanziali e da fonditori itineranti: nella prima modalità la campana doveva essere trasportata in loco con le conseguenti difficoltà di mezzi, mentre nel secondo caso il materiale per la fusione veniva fornito i prossimità del campanile, consentendo una notevole riduzione di costi di produzione. Dal XVII secolo le campane abbandonano la caratteristica forma allungata di ascendenza medievale per assumere sempre più la sagoma che conosciamo oggi, atta a rendere la campana strumento musicale. Fanzago, Pisenti, Comerio, Maggi sono solo alcuni dei nomi delle fonderie più prestigiose che operano sino al XVIII secolo su limitati complessi di campane, cedendo il passo, tra fine 1700 e tutto il primo Novecento alle grandi fonderie storiche Crespi, Pruneri, Barigozzi, Bianchi, Monzini, Cavadini, Colbachini, Ottolina, D’Adda sino a giungere agli attuali Capanni, Allanconi, De Poli, Trebino, sono solo alcune delle fonderie eminenti che hanno fatto la storia del patrimonio bergamasco attuale.

APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

Per trasmettere il patrimonio orale del suono delle campane si è resa necessaria una ricodificazione dei sistemi del sapere e l’elaborazione di un nuovo linguaggio per poter trasmettere ai giovani dell’era digitale un patrimonio secolare. La prima operazione volta a tal fine è stata la codificazione delle conoscenze dei portatori della tradizione: per il suono a corda si è proceduti ad apprendere le tecniche della movimentazione della corda relativamente al suono della campana, mettendo a punto i criteri che consentissero ai giovani del 2000 di poter usufruire di questi patrimoni con un linguaggio prossimo a quello della dimensione scolastica; per il suono a tastiera si è messo a punto un criterio per intervistare i portatori delle suonate antiche, cercando di stimolare la memoria verso le suonate meno eseguite, la loro origine e i maestri da cui erano state apprese. Va detto che la seconda delle due modalità, più prettamente musicale, ha comportato un lavoro di trascrizione sistematica su pentagramma delle musiche registrate con le relative variazioni per ogni frammento del brano. Dall’apprendimento del brano dalle mani del maestro alla trasmissione ai giovani comporta il passaggio attraverso il filtro dell’elaborazione critica della musica da trasmettere: se un tempo i brani venivano appresi a orecchio o guardando il movimento delle mani del campanario alla tastiera, oggi i brani vengono portati su spartiti pentagrammati o letterali (con semplice indicazione del nome delle note ma non del ritmo), trasmessi oralmente in lezioni guidate analoghe a quelle degli strumenti canonici e supportati da video tutorial o didattici disponibili on line (in parte disponibili solo per gli allievi dei corsi mentre in altri casi aperti a tutta la comunità informatica).
Questo patrimonio di conoscenze viene divulgato in due ambienti diversi: il suono a corda prettamente nel campanile in occasione delle feste religiose o utilizzando campanili posti in luoghi isolati delle località vallari dove il suono delle campane viene colto, anche fuori dai periodi delle solennità, come segno di vita nella comunità e dei giovani delle comunità stesse; il suono a tastiera avviene all’interno di spazi parrocchiali (oratori) o di spazi comunali (biblioteche o sale apposite) in cui settimanalmente gli allievi si esercitano sulle campanine. Questi ultimi sono considerabili come vibrafoni popolari fatti di piastre e lastre in vetro, metallo e ottone, o ancora tubi metallici costruiti in scala diatonica, che un tempo e ancora oggi vengono utilizzati per esercitare i brani a tastiera che vengono eseguiti nei giorni di feste sulle tastiere poste in cima al campanile.  
Per la trasmissione dei saperi del suono a tastiera è stato necessario costruire campanine, dunque mutuare i modelli ereditati per costruire strumenti standard, prendendo come esempi vecchie campanine sottratte alla perdita. La costruzione degli strumenti standard non ha tuttavia causato la perdita dell’originalità dello strumento, che ogni allievo decora a proprio modo. In molti casi ogni suonatore costruisce un proprio strumento per esercitare i brani appresi, arrivando in alcuni casi a costruire il proprio campanile e completandolo con campanelle per poter ricostruire a livello domestico quanto si vive dall’alto di una torre.

COMUNITÀ

La riscoperta del suono delle campane nasce dall’interazione con le comunità locali, che possono coincidere con il quartiere di un centro urbano, con un paese o una frazione, un centro religioso o un luogo di preghiera che riconosce nel suono delle campane un particolare motivo di valorizzazione del proprio credo. Lo stesso fenomeno è riscontrabile nelle dimensioni civili con le torri civiche (Torre Civica di Bergamo o Torre del Popolo di Palazzolo sull’Oglio), dove la presa di coscienza del valore artistico della campana travalica il contesto religioso per divenire piena espressione della comunità locale. La costruzione o la ricostruzione del tessuto che lega la comunità locale con le proprie campane passa attraverso diverse modalità: il restauro del concerto campanario della chiesa locale, con la messa a terra dei bronzi, visibili alla popolazione con le iscrizioni dedicatorie degli avi; la fusione di un nuovo concerto o l’integrazione dell’esistente con l’ampliamento con nuovi bronzi; l’intervista a campanari locali anziani e la produzione di un documentario o CD o pubblicazione cartacea che metta a fuoco la riscoperta di un patrimonio orale altrimenti destinato a smarrirsi; la creazione di scuole campanarie che agglutino i giovanissimi in attività di suono e volontariato sociale; le visite guidate al campanile, che trasformano la torre in ‘casa delle campane’. Le iniziative elencate offrono un panorama complesso e variegato del mondo campanario, dell’oggetto e dell’uomo che lo suona, volto all’incontro e al coinvolgimento trasversale di giovani e adulti.

AZIONI DI VALORIZZAZIONE

La Federazione Campanari Bergamaschi opera come Onlus sul territorio promuovendo la riconversione dei concerti automatizzati a ‘doppio sistema’ elettrico-manuale, vigila sullo stato dei campanili segnalando alla Curia di Bergamo eventuali rimozioni di campane al fine di operare – in ottemperanza alle leggi dello Stato sulla gestione dei beni mobili e immobili – un controllo incrociato su quanto accade sui campanili nel campo della manutenzione e le autorizzazioni richieste dalle Parrocchie per poter rimuovere i bronzi specificamente a fine manutentivo. Dal rapporto dialettico e talvolta trilogico tra Curia, Federazione Campanari Bergamaschi e ditte del settore, si sono potuti realizzare in una pluralità di casi interessanti opere di recupero conservativo delle campane e del loro suono, sebbene molto resti ancora dare sul piano sistematico in ragione di una scarsa trasparenza del settore.

MISURE DI SALVAGUARDIA

La gestione e la tutela delle campane ricade, come per tutti i beni artistici, sotto la competenza della Soprintendenza dello Stato. A ciò si affianca la supervisione degli uffici della Curia Vescovile, con particolare attenzione per l’Ufficio di Musica Sacra e la Commissione Tecnica per le Campane, quest’ultimo ente creato nel 2001 per volere del Vescovo Amadei. La gestione del suono delle campane è stata regolamentata per tutta la diocesi di Bergamo dall’autunno del 2001 per mettere limite agli eccessi del suono delle campane automatizzate, mentre allo stesso tempo si è promossa, nella realizzazione dei restauri dei concerti campanari, la reinstallazione del ‘doppio sistema’ di suono elettrico-manuale sui campanili automatizzati, proibendo l’asportazione di corde e tastiere sui campanili da automatizzare
La musica per campane nella provincia di Bergamo fa parte del R.E.I.L. (Registro delle Eredità Immateriali Lombarde), progetto di valorizzazione, salvaguardia e promozione dei beni immateriali, saperi tradizionali e pratiche rituali della Regione Lombardia.

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