Campanari del Cielo: le radici della tradizione

Come ogni anno, il primo di novembre e il 2 di novembre restano giorni importanti per la nostra associazione per ricordare i campanari di fonti, sia coloro che sono appartenuti al nostro progetto, sia coloro che attraverso interviste testimonianze hanno dato un apporto determinante all’ampliamento delle conoscenze e la salvaguardia del patrimonio immateriale della tradizione delle campane. Come ogni anno, il nostro intento è quello di integrare e accrescere la lista dei campanari di cui abbiamo notizia segnalando, a partire dal 2020 gli anni di nascita e di morte che possono coincidere con i decennali, ventennali o altre date di maggiore importanza. Proprio nel 2021 ricorre la memoria di alcuni campanari in coincidenza con l’anno di nascita o la scomparsa. In particolare ricordiamo di Angelo Grataroli, campanaro di San Giovanni Bianco a 120 anni dalla nascita, essendo classe 1901. Allo stesso modo ricordiamo l’originale e importante campanaro di Leffe Giuseppe Zenoni, detto Pì e fógn, nato nel 1911.

Campanine di Giuseppe Zenoni (1911-1990)

Allo stesso modo qualche giorno fa abbiamo ricordato Francesco Agazzi, classe 1901, e Luigi Cornolti, classe 1921, di cui si riportano esattamente i 100 anni dalla nascita. Si tratta di coincidenze biografiche non casuali e non secondarie, in quanto ogni tappa biografica rappresenta un riferimento storico importante nel mondo delle campane. È un modo per ricordare la continuità di una tradizione che non ha mai conosciuto interruzione. A questo proposito va anche ricordato chi insegnò ad altri maestri, che a propria volta insegnarono ai portatori della tradizione odierna: pensiamo a Pietro Ferrari, detto murì, classe 1881, di cui si ricordano i 140 anni dalla nascita: suonatore molto importante per i brani che ci ha trasmesso, tra cui la famosissima monferrina che viene ripetutamente eseguita nel corso dei concerti di campanine e nelle suonate sul campanile in occasione delle feste.

Angelo Grataroli negli anni ’70 sul campanile di San Giovanni Bianco. Foto archivio Famiglia Grataroli.

Quest’anno è stato importante per ricordare anche i cinque anni dalla scomparsa del grande maestro Lorenzo Anesa di Gandino, la cui eredità resta assolutamente intatta e smagliante. Ma è l’occasione anche per ricordare un campanaro mai presentato in predenza, originario della pianura, in particolare del campanile di Suisio. Parliamo in questo caso di Giuseppe Pagnoncelli, classe 1949, scomparso esattamente cinque anni fa, nell’aprile della 2016. Si trattava di un abile suonatore, di carattere pacato ma ottimo esecutore e memoria storica, che abbiamo avuto l’occasione di registrare nel maggio e nel settembre e del 2003. Appartiene allo stile musicale che si pone sulla scia del campanaro Angelo Madona e del repertorio dei suonatori dei paesi che si affacciano sul fiume Adda: alla tua figura dedicheremo spazio nelle prossime settimane, cogliendo l’occasione per approfondire un’eredità sinora inesplorata.

Giuseppe Pagnoncelli (1949-2016) sul campanile di Suisio nel settembre 2003

La solennità dei Santi è dunque una grande circostanza per tornare ad esplorare repertori inediti e soprattutto riscoprire il valore del sacrificio e della passione, che resta per tutti i giovani e meno giovani un grande esempio in un mondo sempre più complesso, mondo che fatica a distinguere tra ciò che è l’essenza delle radici e ciò che è lo strumento per comunicare. Da questo punto di vista l’impegno per il mantenimento e la conservazione di ciò che originale e che viene dalla fatica dell’uomo resta per noi dovere primario.

Buona festa dei Santi a tutti nella memoria storica dei nostri campanari.

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