Cronache Campanarie: Gandino nel cuore dei Patrimoni Immateriali

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Serata intensa a partecipata a Gandino per l’incontro sulla presentazione del progetto Paesaggio sonoro con campane, promosso dalla Regione Lombardia e che ha visto capofila la Federazione Campanari Bergamaschi con la casa produttrice Agon. Un progetto volto a documentare con filmati e immagini uno dei recuperi più importanti della tradizione orale della Lombardia, quello del suono delle campane a festa nella provincia di Bergamo e, più ampiamente, nel territorio diocesano, con i suoi giovanissimi suonatori che studiano, esercitano e diffondono in un’attiva comunità di pratica le conoscenze secolari maturate dalla metà del XVIII a oggi.

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Non è stata casuale la scelta di Gandino come luogo dell’evento, grazie alle sue dieci campane di ascendenza settecentesca, il cui suono ha dialogato con un carillon mobile collocato nella piazza del municipio, facendo da introduzione all’incontro di presentazione del repertorio filmico raccolto nell’estate del 2016 in Valle Brembana, Valle Seriana, Valle Gandino, Lago d’Iseo e Bergamo città. Interviste, musiche e riflessioni che hanno spiegato quale consistenza abbia una tradizione secolare che oggi fa uso della tecnologia per socializzare e coinvolgere un numero sempre crescente di forze giovani per mantenere vigorosa un repertorio orale di centinaia di suonate a tastiere e diverse modalità di suoni a scala. Ha aperto la serata Silvio Tomasini, storico dell’arte e segretario della rete diocesana dei musei ecclesiastici, il quale ha sottolineato la rilevanza storica del suono delle campane nel territorio orobico e, in particolare, a Gandino, che pure nella ‘tempesta culturale’ degli anni 1970-80 (come ha inteso sottolineare) non ha perso la ferma linea di condotta del suono nell’ottica della tradizione storica. Questo ha consentito di mantenere tutti i suoi campanili manuali, cui si aggiunge il doppio sistema completo sul campanile della Basilica. Un repertorio di circa 220 suonate suddivise in classe secondo il sistema preconciliare per le solennità e per i battesimi.

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Agostina Lavagnino, ricercatrice e rappresentante dell’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia ha brevemente riassunto il percorso compiuto a partire dal 1972 dall’Ufficio Cultura e Tradizioni della Regione Lombardia, fondato da Roberto Leydi e Bruno Pianta, storici ricercatori nel campo dell’etnomusicologia che introdussero il concerto di ricerca sul campo di criterio scientifico con catalogazione dei patrimoni orali individuati e pubblicazione di volumi specifici sui patrimoni delle singole provincie. Lo sviluppo dell’indagine sul campo ha portato a un’esplorazione sempre più dettagliata dei beni popolari sul territorio, che non spariscono ma si rigenerano sotto nuove forme e con strumenti diversi. Uno di questi casi è rappresentato dai campanari bergamaschi, che dotati di calendario di suono mensile, scuole, concerti divulgativi, materiale on didattico on-line e pubblicazioni è apparso possedere i requisiti necessari per un solido supporto del progetto di salvaguardia. Nel corso dell’ultimo decennio la Federazione Campanari Bergamaschi ha depositato presso l’archivio della Regione Lombardia il proprio patrimonio di ricerca e di attività divulgativa, venendo successivamente iscritta nella lista nell’Intangible Search, vale a dire dei Patrimoni Immateriali, con una scheda dettagliata sul bene immateriale con relativi riferimenti a contenuti e suonatori protagonisti della comunità di pratica. Da qui la decisione di promuovere con filmati da collocare nel Registro delle Eredità Immateriali Lombarde (R.E.I.L.) per fotografare una realtà estremamente dinamica i cui portatori possono essere garanzia di un futuro musicale attivo.

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Luca Fiocchi, docente e ricercatore, ha parlato in qualità di presidente della Federazione Campanari Bergamaschi degli obiettivi conseguiti negli anni, partendo dalla costituzione delle prime scuole campanarie sino alla documentazione di ricerca più complessa, realizzata proprio a Gandino lo scorso anno prima della prematura scomparsa del campanaro Lorenzo Anesa. La scelta della produzione audio-video ha seguito diversi criteri: la territorialità, l’interazione tra il suono della campana e l’ambiente circostante, la tipologia di suonatori e repertori, il racconto della memoria. Attraverso la proiezione dei filmati dedicati alla figlia del campanaro Manòt (Lina Picinali), al campanaro di Leffe Tarcisio Beltrami (classe 1922), ai giovanissimi suonatori di campane, ai campanari storici e a restauratori del legno dediti alla missione campanaria, è apparso un universo variegato e ricchissimo di stimoli di riflessione, tutti convergenti verso due elementi chiave: la memoria e l’azione.

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‘La memoria è lo strumento più prezioso che abbiamo’, ha affermato Luca Fiocchi, ‘perché pietrifica e perpetua esperienze ed emozioni con il contorno che le ha generate’. L’azione è il vero e proprio mettere in atto le conoscenze acquisite, non solo per se stessi ma per le comunità. Da lì il senso di responsabilità che deve necessariamente derivare nell’attività associativa, che coinvolge un numero sempre maggiore di non-campanari che si avvicinano al progetto per la sua natura fortemente socializzante. Al termine della serata, dopo i ringraziamenti di Agostina Lavagnino, che si è detta emozionata nell’ascoltare le riflessioni dei giovani, Silvio Tomasini ha voluto chiudere con una lirica di Giovanni Pascoli dall’opera Myricae del 1898, precisamente dedicata al suono delle campane:

Alba festiva

Che hanno le campane,

che squillano vicine,

che ronzano lontane?

È un inno senza fine,

or d’oro, ora d’argento,

nell’ombre mattutine.

Con un dondolìo lento

implori, o voce d’oro,

nel cielo sonnolento.

Tra il cantico sonoro

il tuo tintinno squilla

voce argentina — Adoro,

adoro — Dilla, dilla,

la nota d’oro — L’onda

pende dal ciel, tranquilla.

Ma voce più profonda

sotto l’amor rimbomba,

par che al desìo risponda:

la voce della tomba.

Versi d’immenso valore lirico che hanno portato la memoria al ricordo del campanaro Lorenzo Anesa, scomparso nel settembre del 2016 e a tutti i campanari che lo hanno preceduto nel suono delle campane della Basilica: Andrea Castelli, Quirino Picinali detto Manòt, Giovanni Nodari detto Gioanì Manèch, sino a risalire a Francesco Bertocchi (detto Martèl), per risalire solo ai campanari del XX secolo. Nel gesto e nella memoria dei campanari di oggi si perpetua il loro gesto, facendo sì che nessun suonatore scompaia mai veramente, perché la sua eredità corre sul filo della storia come note sul pentagramma. La serata, su proposta di Silvio Tomasini, si è chiusa in piazza con rinfresco per tutti i partecipanti animato dal suono delle campanine – come si soleva fare un tempo in osteria – dei ragazzi delle scuole campanarie di Leffe, Scanzo e San Giovanni Bianco. Campanine in vetro e metallo accompagnate dalla chitarra che hanno dilettato i presenti con suonate della Valle Gandino, Valle Seriana e Valle Brembana, testimoniando una tradizione forte nelle memoria e nelle mani, dal campanile, al carillon, alla piazza. Grazie, Gandino, per la tua storia e la tua unica esperienza.

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