Memorie di pianura: intervista al campanaro di Palosco Stefano Testi

Intervista al campanaro di Palosco Stefano Testi. Una preziosa testimonianza sul suono di pianura nella zona di confine tra Il territorio bergamasco e quello bresciano, in riva al fiume Oglio. Palosco, già nella diocesi della Leonessa, custodisce nella memoria un suono a distesa peculiare, fatto di scale al botto ma di varianti o ‘intramezzi’ di stile eminentemente ambrosiano applicati su otto campane, dato giunto fino ai nostri giorni in misura assolutamente sporadica. Stefano Testi, classe 1947 ma portatore di memorie ottocentesche, ha appreso da bambino il suono a distesa e d’allegrezza dai campanari anziani del paese, in particolare da Francesco e Battista Macetti, rispettivamente padre e figlio, nati a cavallo del XX secolo e morti tra gli anni ’60 e ’80. Lucidi e vividi ricordi di un vivace gruppo di campanari spentosi negli anni ’70.

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Il concerto di otto campane di Palosco, automatizzato nel 1977, aveva visto il mantenimento delle corde per il suono manuale. La tastiera, rimossa per problemi di spazio, era stata ripristinata dallo stesso Testi con un paziente lavoro manuale. Nel 1997, al rifacimento della struttura venne eliminata insieme alle corde, mandando in pensione forzata una memoria viva e attiva, che suona oggi nei campanili attorno a Palosco – ove possibile – accompagnando alle suonate di Palosco, Mornico e Chiuduno rimaste nella sua memoria una serie d’imperdibili aneddoti raccolti nel filmato che presentiamo.

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Stefano Testi non suona sulle tradizionali campanine di vetro – che a Palosco venivano chiamati cimbulì – bensì su scalpelli da muratore, eredità del padre, lavorati e intonati in modo tale da produrre il timbro di campanelli. L’intervista che presentiamo vuole essere spunto per una successiva raccolta più ampia delle memorie dei suonatori di pianura, una delle zone maggiormente colpite dall’elettrificazione totale dei concerti campanari, con l’obiettivo di ricostruire suoni, memorie ed esperienze comuni di terre ricche di campane e repertorio orale. Stefano Testi, classe 1947 ma portatore di memorie ottocentesche, ha appreso da bambino il suono a distesa e d’allegrezza dai campanari anziani del paese, in particolare da Francesco e Battista Macetti, rispettivamente padre e figlio, nati a cavallo del XX secolo e morti tra gli anni ’60 e ’80. Lucidi e vividi ricordi di un vivace gruppo di campanari spentosi negli anni ’70. Per i progetti sulle attività di ricerca e documentazione, contattare: luca.fiocchi@libero.it

 

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