Cronache campanarie: Fuipiano al Brembo salva un suo tesoro

02Serata alla riscoperta dei beni antichi presso ‘Il Circolino’ di Fuipiano al Brembo, frazione di San Giovanni Bianco. Uno dei molti borghi della vallata custode di tesori campanari contro il pericolo della sottrazione indebita. La campana settecentesca della chiesa di San Rocco, posta sulla vecchia strada provinciale tra San Giovanni Bianco e San Pellegrino, è stata centro dell’attenzione della serata. Grazie a un tempestivo recupero dei volontari locali, il bronzo risalente alla metà del XVIII secolo è stato ripulito con bagni che ne hanno fatto emergere l’ossido nobile, chiamato cuprite, che conferisce al materiale recuperato un caratteristico color marrone cuoio.

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Come ha precisato il restauratore Massimo Ziliani, campanaro sin dall’infanzia e autore dei restauri dei concerti campanari del Santuario della Coltura di Lenna, del concerto di Oneta di San Giovanni Bianco e del Grumo (a breve distanza da San Pietro d’Orzio), il recupero della campana dal punto di vista estetico non sta nella sua imbellettatura, bensì nella messa in evidenza della sua natura, accompagnata in questo caso da semplici decorazioni e priva del nome del fornitore. Luca Fiocchi, presidente della Federazione Campanari Bergamaschi, ente promotore della serata con involontari locali, ha sottolineato come la vallata di San Giovanni Bianco raccolga gioielli di pregio risalenti a varie epoche, molti dei quali dotati d’inceppatura lignea restaurata nel corso di questi anni.

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Si tratta di campane con diversi sistemi di suono che rappresentano da un certo punto di vista l’evoluzione delle tecniche di movimentazione degli stessi bronzi tra il 1750 e il 1900. La campana di Fuipiano costituisce il modello più antico: montata su inceppatura lignea coeva e recuperata all’uso dal restauro, viene mossa mediante un’aspa o stanga di ferro esattamente come avviene per piccole campanelle per l’annuncio dell’inizio delle celebrazioni. Un caso ibrido è rappresentato dalle campane di Oneta, su ceppo in legno ma dotate di ruota e mosse secondo un sistema antesignano dell’ambrosiano moderno. Le campane del Grumo, infine, costituiscono lo stadio più avanzato, con ceppo ligneo ma sistema di controllo tipicamente ambrosiano, grazie al quale è possibile suonare le campane eseguendo le tipiche scale ‘al botto’.

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All’introduzione sul tema della tutela dei beni campanari antichi ha fatto seguito l’inaugurazione della campana, svelata dal più giovane allievo della Scuola Campanaria di San Giovanni Bianco, uno dei cinque progetti d’insegnamento della tradizione campanaria ai giovani. I giovanissimi di San Giovanni, Oneta, Fuipiano, Zappello e Fondra hanno proposto al pubblico presente una carrellata di brani religiosi, tradizionali e natalizi, mostrando in questo modo la versatilità di uno strumento semplice fatto solo di tubi di metallo od ottone oppure lastre di vetro, ma caratterizzato da una straordinaria potenza comunicativa che coinvolge e affascina l’ascoltatore.

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Applausi per i giovanissimi e un sentito ringraziamento all’organizzatore della serata Gian Paolo Sonzogni, che ha tenuto a inquadrare il significato della serata nel ricordo di Don Fermo, al secolo Monsignor Giovanni Bono Rota (1913-2007), che ebbe un grande ruolo nella vita parrocchiale di Fuipiano, ricordando la tragedia dei minatori italiani di Marcinelle durante la sua presenza in Belgio e Svizzera tra i migranti italiani. Un sincero ringraziamento ai convenuti e agli organizzatori, che insieme alle note della Scuola Campanaria di San Giovanni hanno consentito di creare il clima ideale per la riscoperta di un bene materiale, la campana, cui si affianca il bene Immateriale, vale a dire il sapere giovane che assicura la conservazione del bene materiale attraverso il suo uso.

 

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