Campanari Angeli Custodi della tradizione

Oggi, 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi e Festa dei Nonni, il pensiero va ai nonni campanari che sono stati nei secoli custodi della tradizione e ai giovanissimi allievi che si avvicinano con entusiasmo al mondo delle campane. Una tradizione trasmessa oralmente, spesso insegnata con passione e pazienza, senza gli strumenti tecnologici audiovisivi di cui disponiamo oggi per condividere il patrimonio della memoria tra Bergamo e l’Oriente o l’America. Penso dunque a coloro che negli scorsi decenni hanno compreso la necessità di tramandare una conoscenza altrimenti destinata a perdersi nell’onda digitale.

Tra il 1970 e 1995, nell’epoca dell’automazione totale dei concerti campanari, i campanili ancora manuali per la presenza di sacristi vedevano ancora attivi un buon numero di nonni campanari che, isolatamente, ciascuno nel proprio campanile d’origine, portava avanti con spirito custode e con ammirevole tenacia un patrimonio risalente all’Ottocento che assumeva l’aspetto di un fossile davanti a un mondo sempre più teso verso la tecnologia della comodità. Salire sul campanile per suonare a festa picchiando i pugni su tasti in legno e tirare le corde per realizzare scale musicali venivano colti come un segno di una civiltà povera da sostituire con computer dotati di comodi tasti per programmare il suono.

Proprio nel periodo citato vennero registrati campanari portatori di repertori importanti che oggi abbiamo potuto recuperare e rimettere in vita su campanili che altrimenti non avrebbero mai conosciuto un ritorno alla tradizione: campanari angeli custodi di una tradizione che i nipoti ‘musicali’ mantengono attiva in occasione delle feste patronali.

L’opera di conservazione dei suonatori anziani ha avuto il ruolo fondamentale di consegnarci un repertorio musicale e stilistico, figlio di un’epoca di grande continuità tra la musica strumentale e corale, tra il patrimonio bandistico e le canzoni del Festival di San Remo: tutto ciò che era mezzo di aggregazione veniva catturato e metabolizzato dal mondo delle campane, il cui strumento era colonna sonora della vita della comunità.

E dai nonni che hanno trasmesso si passa ai piccoli che hanno raccolto l’insegnamento e che si avvicinano al mondo della tradizione. In passato era consuetudine avere molti bambini nei campanili e un maestro scorbutico che selezionava con autoritarismo chi avrebbe potuto aspirare al rango di campanaro. Un tempo tale atteggiamento era accettato come parte della formazione dell’individuo. Oggi si coltiva la passione per le campane rivisitando il metodo a favore di un rapporto dialogante e costruttivo, sapendo che ogni piccolo che si avvicina, se ben coltivato, può costituire un grande potenziale futuro. Pensando all’uso in voga negli scorsi decenni di mandar fuori dal campanile gli allievi che non sapevano maneggiare le corde con sufficiente abilità, vengono alla memoria e all’emozione le parole del Vangelo di oggi che Gesù pronuncia sul valore imprescindibile dei bambini: ‘Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli’.

Grazie nonni campanari, Angeli Custodi della tradizione: in ogni nostro gesto resta e resterà per sempre impresso il vostro gesto.

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