Presentato il progetto di messa in sicurezza del campanile di Leffe

Giovedì 20 novembre 2012 si è svolta al Cinema Centrale di Leffe, in Valgandino, la serata di presentazione del progetto di messa in sicurezza del campanile della Prepositurale di Leffe. Opera importante e necessaria per rendere il campanile e accessibile e fruibile a campanari e manutentori delle campane, il disegno per la messa in sicurezza della struttura ottocentesca progettata dall’architetto milanese Bianconi è stato illustrato dall’architetto Pierluigi Bianchetti di Nave (Brescia), già autore del progetto di restauro della Torre del Popolo di Palazzolo sull’Oglio (Brescia) nei primi anni ’90 del Novecento.

La serata si è articolata in più momenti, dando spazio all’illustrazione del progetto, integrato dalla musica delle campanine e dai filmati documentaristici sulla memoria musicale leffese. Il centro della Valgandino, che vanta una tradizione campanaria nata alla fine del XVIII secolo e conservatasi con caparbietà sino ai giorni nostri, ha ospitato sulla sua cella campanaria 8 campane in Si bemolle sin dalla metà dell’Ottocento, opera di Barigozzi, e dal 1950 le attuali 10 campane in La grave della stessa fonderia milanese. Circonda la cella campanaria un ballatoio circolare senza ringhiera, detta bargia, opera incompiuta dell’architetto Bianconi, che già nel XIX secolo intendeva essere punto panoramico sulla vallata.

Nel corso della sua illustrazione dei lavori, l’architetto Bianchetti ha dapprima messo in evidenza lo stato di degrado in cui appaiono diverse parti della torre: la scala iniziale in legno, il parapetto per la salita alla cella campanaria, la suoletta sottostante il piano della campane, l’impianto d’illuminazione; a ciò si aggiunge la necessaria risistemazione di alcuni vani per un accesso più agevole alla parte alta del campanile. Il progetto, dell’entità di 80.000 euro, prevede il mantenimento del passaggio delle corde per il suono manuale delle campane, opera cui s’intende porre mano per rimediare il distacco operato nel luglio del 2001 durante lavori di manutenzione alle campane.

Il progetto ha già ricevuto il benestare della Curia di Bergamo e della Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici di Milano e si appresta a divenire punto iniziale per la proposta di una raccolta fondi e finanziamenti per ridare piena vita a una delle strutture che hanno dato maggiormente lustro alla tradizione campanaria bergamasca. Allo stesso tempo, l’architetto Giuseppe Napoleone ha dato il benestare alla possibilità di porre una leggera ringhiera in ferro alla storica bargia, rendendo in questo modo usufruibile per i visitatori lo spazio creato da Bianconi e mai portato a termine nel corso dei decenni.

La memoria storica sulle campane che danno musica alla cella campanaria è stata appannaggio di Tarcisio Beltrami, classe 1922, che in un estratto del documentario Racconta Vapore dedicato alla figura di Arturo Zenoni ‘Vapore’ racconta con proverbiale arguzia e vivacità della fusione delle campane del 1950, di cui egli stesso fu testimone, e le prodezze musicali del compianto campanaro, di cui si ricordano i quarant’anni della scomparsa. Proprio il figlio di Arturo Zenoni, Nazzareno, ha eseguito sulle campanine paterne il famoso Valzer in La minore, accompagnato alla chitarra da Luca Fiocchi, seguito dagli allievi campanari leffesi, che hanno proposto brani composto dallo stesso Vapore e parti del repertorio dei Pedrècc, la famiglia di Bernardo Pezzoli che dal 1796 al 1946 fu responsabile del suono delle campane a festa in paese.

Un ringraziamento va rivolto alle associazioni leffesi che operano a favore del progetto e a tutti volontari che a titolo personale hanno prestato la loro opera per la realizzazione della serata e che proseguiranno nell’incoraggiamento dei giovani verso l’arte campanaria. A loro vanno dedicati gli sforzi della comunità locale per restituire vita al campanile: giovani suonatori del presente e del futuro eredi di una tradizione ormai storica e riconosciuta.

Clicca qui per vedere un filmato sintesi della serata.

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