L’importanza della manutenzione dei concerti di campane

Batacchi che volano giù dal campanile, campane che cadono, catene che si bloccano, carillon che partono alle cinque mattino, sono esempi non rari di eventi che derivano da disattenzione o da una scarsa manutenzione degli impianti campanari. Il problema si propone e si ripete sui campanili italiani a conferma del fatto che – come gran parte dei manufatti e delle strutture che li sorreggono e movimentano – si nota la carenza di vigilanza e di prevenzione del danno che, da un lato, può colpire il bene artistico in sé e che, dall’altro, essendo esso stesso in movimento, è in grado di toccare l’incolumità del prossimo.

Dall’analisi dei fatti accaduti in questi anni, è possibile suddividere il problema della manutenzione tra concerti manuali e automatizzati. In molti casi i concerti manuali sono soggetti a scarsa cura sebbene suonati più volte alla settimana per le funzioni e le messe da persone preposte e, in molti casi, accompagnati da visite in cella campanaria per il suono a festa sulla tastiera manuale. I concerti automatizzati con movimentazione tramite motore prevedono generalmente un accordo tra parrocchia e ditta incaricata di svolgere una revisione annuale della ‘macchina’, ingrassaggio di catene, regolazione dei motori ed eventuale segnalazione di disfunzioni e ammaloramenti che intervengono nel corso del tempo (es. isolatori deperiti, consumo della boccia dei battenti). Ove non esista un contratto di manutenzione o dove questa venga realizzata solo saltuariamente su richiesta della parrocchia, i problemi possono essere decisamente maggiori. Quando gli impianti sono interamente automatizzati e da anni sono stati privati di sistemi per il suono manuale, le visite in cella campanaria sono rarissime, spesso compiute da volontari o da ditte incaricate di illuminare le celle campanarie o il campanile stesso per le feste patronali, dunque non interessate allo stato della struttura campanaria in sé perché impegnati in altre mansioni.

In altri casi, invece, si verificano sistematiche visite nell’arco dello stesso anno da parte delle stesse ditte sugli stessi campanili per problemi ripetuti: motori che continuano a bloccarsi per guasti elettromeccanici, problemi ai martelli per il suono a carillon e altro ancora. In questi casi emerge chiaramente come una manutenzione ripetuta sia pressoché inutile, non tanto per il lavoro svolto in ogni singolo intervento, ma per l’evidente stato di cattiva qualità di fondo dell’impianto campanario.

Dal breve panorama tracciato sorge evidente la necessità di far sì che manutenzione faccia rima con attenzione. Le parrocchie con impianto manuale sono chiamate a una revisione periodica della struttura, verificando lo stato dell’incastellatura, dei ceppi, degli isolatori, dei batacchi e delle loro cordine di sicurezza e fasce di cuoio, solo per citare alcune parti, procedendo se necessario all’inserimento di olio nei cuscinetti per agevolare la movimentazione dei perni, nonché, in ultimo, pulendo e riverniciando il castello se aggredito dalla ruggine. Le parrocchie con impianto elettrico sono tenute scrupolosamente a una manutenzione sistematica: l’incuria può provocare danni inattesi, essendo la struttura campanaria esposta a intemperie e a notevoli sbalzi di temperatura, specie nelle zone interne del nostro paese. A ciò va aggiunto il suggerimento di operare confronti tra gli interventi delle diverse ditte che, in regime di libera concorrenza, competono per offrire il prodotto e l’assistenza migliore.

La tutela di un bene resta il punto di partenza imprescindibile per conservare un patrimonio storico senza eccessivo dispendio di denaro: il fatto che le campane siano in cima a una torre non ci esime dal porre attenzione su un tesoro che – non custodito adeguatamente – potrebbe capitarci sulla testa come avviene al povero viandante dipinto sul campanile del Duomo di Bolzano.

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