Campane danneggiate: rifusione o saldatura?

Campane danneggiate: rifusione o saldatura?
Un patrimonio storico e artistico soggetto a usura come la campana necessita di manutenzione. Tale principio, non sempre compreso oggigiorno dalla totalità degli amministratori parrocchiali, va messo a fuoco da diverse prospettive per poter meglio comprendere quale tipo di bene si trovi a gestire una parrocchia nel corso dei decenni, se non dei secoli.
Se è vero che un dipinto è soggetto ad agenti atmosferici che ne intaccano le caratteristiche iniziali, è altrettanto vero che una campana, percossa quotidianamente da un batacchio, è soggetta a consumo e, in caso in cui non avvenga manutenzione, o, nel caso in cui la manutenzione sia negligente, a rottura. Se nei confronti di una tela, di un altare, di un arco di una chiesa, viene prestata una certa attenzione non solo da parte dei membri che vivono in una parrocchia ma anche dai semplici fedeli, ciò è assai meno scontato nel caso delle campane, collocate in cima a una torre, spesso affidate solo alla manutenzione di una ditta, in taluni casi mai suonate manualmente perché totalmente elettrificate. Se verso un manufatto come un altare l’attenzione è notevole, la campana è invece soggetta a giudizi spesso arbitrari, soprattutto ove non esistano commissioni tecniche per le campane o nei casi in cui le Soprintendenze non siano in grado di sovrintendere né interpellino periti competenti in materia. Da qui il classico “disastro all’italiana”, che in buona parte dei casi si conclude con l’autorizzazione a rifondere campane crepate reimpiegando il bronzo della campana antica (nel peggiore dei casi) o (nel migliore dei casi) con la decisione di alloggiare in un giardino la campana rotta per rifonderne una nuova.

Spesso non ci s’interroga sui motivi che hanno causato la rottura della campana. Citiamone velocemente due:

  1. la campana non è mai stata ‘girata’, per cui il batacchio ha creato una fossa tanto profonda nell’incavo della campana stessa da produrre danni irreparabili;
  2. il batacchio antico è stato sostituito da un batacchio troppo acciaioso o troppo grande per la campana preposta.

Entrambe le cause suesposte sono additabili, ove vi sia una ditta responsabile della manutenzione di un concerto, proprio a chi fa manutenzione. Ma la cosa si fa ancora più drammatica quando la ditta che ha contribuito a tale disastro consiglia e ottiene la rifusione della campana.

La funzione del nostro scrivere è quella di aiutare a far comprendere ai nostri lettori che oltre i confini dello stato italiano esiste un mondo diverso, che ha il culto delle cose antiche e che tiene a conservare le cose antiche. Molto probabilmente in Italia vi è tanta arte che non si riesce a soccorrere ogni necessità, ma è indubbio che in Italia vi è tanta arte quanta ignoranza, sia essa innocente o voluta o, ancor peggio, indotta.

In paesi come Gran Bretagna o Germania non esiste il concetto di rifusione ‘tout court’ della campana. Se parlate con un campanaro inglese, non comprenderà il motivo di rifondere una campana danneggiata, a meno che il danno sia così grave da rendere vano ogni ‘tentativo’ (e sottolineo la parola ‘tentativo’) di ripristino all’uso. Chi ha avuto la possibilità di viaggiare per i campanili inglesi, avrà notato come le campane del XVII secolo suonino senza alcun problema e che, in diversi casi, sono state saldate e risaldate mantenendo il suono iniziale. In Germania vale lo stesso principio e, cosa molto interessante, una delle ditte del settore ha pensato di pubblicare un opuscolo pubblicitario in italiano, lingua che permette a tutti noi, senza ambiguità, di capire quale tipo di servizio si offra: la saldatura delle campane. Perché saldare le campane invece di rifonderle? Questo concetto, estraneo alla mentalità italiana odierna, va recuperato e deve divenire materia di riflessione: una campana è un bene storico e artistico che ha una valenza morale di profonda natura, perché attorno alla sua nascita sono stati costruiti gli affetti, le speranze e i sacrifici dei nostri antenati, i quali donavano alla Chiesa una parte dei loro risparmi per vedere la loro fede e devozione rappresentata in un oggetto sacro, un suono, un segno riconoscibile dell’appartenenza a una determinata comunità. La riparazione della campana fessurata o danneggiata è la strada per poter conservare e mantenere vivo e attivo un frammento della nostra cultura. Rifonderlo o collocarlo in un giardino significa mettere da parte tutto ciò che l’oggetto richiama e catalizza attorno a sé. Non vi è dubbio che l’arte vada ascoltata e compresa nelle sue diverse manifestazioni, ma è ancor più vero che l’arte della campana conserva in sé una dimensione affettiva che va rispettata e che nei paesi citati viene rispettata.
Leggendo l’opuscolo (PDF), si comprenderà in modo trasparente come la saldatura sia la strada per conservare intatto l’oggetto e la sua funzione, la funzionalità e la sua valenza sociale. Gettare una campana vecchia è come gettare via una persona, rifonderla significa sfigurarla a proprio piacimento. Non vi è dubbio che l’arte possa essere conservata proprio a partire dal rispetto per l’opera che l’artista crea. Rispettare l’opera significa rispettare chi in essa ha creduto e ha dato per far sì che venisse alla luce in una fonderia.
Vi rimandiamo alla lettura dell’opuscolo, lanciando il primo stimolo ad aprire gli occhi e mettere in discussione uno dei tanti tabù che minano la cultura campanaria italiana: quello secondo cui una campana rotta va rifusa. Riparare le campane era cosa in uso comune anche in Italia: ne sono prova i Barigozzi e altre fonderie puntualmente citate da Michele Cuzzoni nel suo sito.
Nel 2000 abbiamo iniziato ad abbattere il tabù dell’impossibile convivenza tra il il sistema manuale e quello elettrico nei concerti di campane; ora è il tempo della campana nella sua natura più intrinseca: opera d’arte espressione di fede e cultura.

‘Cultura, bella e fragilissima creatura’

Luca Fiocchi

1 Response

  1. Ignazio Orrù ha detto:

    Mi viene difficile entrare nel merito di chi rifonde o meno una campana. La cancellazione della storia in ogni caso, per me va data alle ditte che rifondono. Nei miei cinquant’anni di parrocchia voglio segnalare due esperienze.
    la prima una campana fessa fu saldata e rimase buone solo pochi anni poi rifusa.
    La seconda: una campana storica, fu regalata alla cattedrale nel 1510 e rifusa nei primi anni ‘600. Ora la campana si trova nel museo diocesano, ma ci mostra armi e data di chi l’ha regalata e del vescovo che l’ha ricevuta e del Vescovo che l’ha rifusa. Per me chi rifonde non deve cancellare ciò che trova

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