Le ‘campane metaforiche’ di Gianandrea Gavazzeni

Gianandrea Gavazzeni, direttore d’orchestra di spessore internazionale, si è occupato del suono delle campane attraverso una raccolta di lettere e riflessioni redatte a mo’ di diario e pubblicate nel 1963 per Mondadori con il titolo Le campane di Bergamo. Si tratta di una sorta di corrispondenza epistolare autoreferenziale in cui si pone enfasi sulle diverse sfaccettature del mondo musicale di cui Gavazzeni stesso fu protagonista, insieme a una serie di annotazioni di carattere paesaggistico e sensoriale che – quale grande musicista ed intellettuale – aveva sperimentato nel corso dei suoi molteplici viaggi in Italia e all’estero. Eppure, Bergamo resta il punto di riferimento fondamentale delle sensazioni, della misura delle riflessioni, delle sperimentazioni sonore messe su carta. Ringraziando il giornalista e critico di origine brembane Giorgio Gervasoni, che ci ha segnalato questa interessantissima pubblicazione, ho pensato di tracciare un breve profilo delle impressioni musicali di Gavazzeni a partire dalle annotazioni epistolari che troviamo all’interno del volume. Non si tratta di molte pagine o di analisi dettagliate: in realtà tutto il libro è uno scorrere d’impressioni, incontri e annotazioni che la mente del musicista presenta tra le pagine in modo galleristico, quasi obbligando il lettore a inseguire il vivace flusso dei suoi pensieri. Da qui emergono importanti idee che, dal 1963, proiettano sul presente immagini che la nostra quotidianità deve affrontare per la conservazione della tradizione.

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