Cronache campanarie: Le musiche della Coltura a 15 anni dall’inizio del restauro

Sabato 5 settembre 2020. Appuntamento come tutti gli anni al Santuario della Madonna della Coltura di Lenna per il suono delle cinque campane su incastellatura lignea. Uno dei gioielli del patrimonio bergamasco che è stato recuperato 15 anni fa con i lavori di restauro realizzati con il contributo della Provincia di Bergamo. La struttura ospita un concerto di 5 campane in DO4, quattro bronzi fusi da Monzini nel 1837 e un bronzo fuso da Bizzozzero nel 1718. Si tratta di campane che sono scampate alla requisizione bellica e che, da quanto raccontano gli anziani, erano parzialmente andate a rimpiazzare le campane dell’Arcipresbiterale di San Martino oltre la Goggia durante il secondo conflitto mondiale.

Parlare del suono delle campane del Santuario della Coltura significa fare riferimento a uno dei luoghi religiosi più interessanti dell’Alta Valle Brembana. Gli antichi utilizzavano l’espressione genius loci per indicare luoghi abitati da divinità che erano tutelari del patrimonio del luogo in cui ci s’incontrava. Oggi, in chiave cristiana, si può dire davvero che il Santuario della Madonna della Coltura mantenga quelle che sono le caratteristiche del luogo proprio dello spirito. Non ci sono strutture di divertimento, non esistono luoghi di ristoro strettamente o direttamente legati al santuario. Quello che sorprende il visitatore è la semplicità del luogo: uno spiazzo erboso ben tenuto, un santuario appartato in un angolo che marca la fine della piana e l’inizio delle prime pendici verso i monti che si proiettano verso la parte alta della valle.  

L’immagine presente sull’altare del santuario lennese, che compie quest’anno 440 anni di storia.

Ciò che ha sempre affascinato in merito al suono delle campane è stata, da parte degli abitanti locali, la capacità di conservare una tradizione orale che, seppur semplice, ha mantenuto la sua continuità e ha visto una salvaguardia importante nel corso del 2005, anno in cui le campane sono state rimosse per essere sottoposte a un attento lavoro di salvaguardia. I numerosi articoli riportati sul nostro sito nel corso degli ultimi anni raccontano del processo di smontaggio, analisi ricostruzione e ripristino completo all’uso di una macchina lignea prodotta in loco per il suono manuale a tastiera e a distesa.

Dall’alto del campanile del santuario è possibile apprezzare una panoramica della vallata che si proietta verso la chiesa di San Martino, circondato dai monti in un contesto incantevole che mantiene inalterata la sua semplicità.

La bellezza della struttura linea consente di mantenere inalterato il suono delle campane nella loro primigenia natura. La conservazione delle strutture lignee antiche resta uno dei propositi della Federazione Campanari Bergamaschi, ente del terzo settore che ha da sempre promosso parallelamente la riscoperta del suono antico manuale e il mantenimento degli ‘attrezzi’ per il suono delle stesse. I filmati che presentiamo illustrano le varie modalità presenti nel suono bergamasco: suono a tastiera, o ‘a martello’ come viene detto in alta valle, il suono ‘alla romana’ nella sua forma più semplice, vale a dire con il solo campanone a distesa, e infine il suono vero e proprio a distesa con ripresa dalla cella campanaria stessa.

Per maggiori informazioni sulle attività di riscoperta della tradizione del suono delle campane e il mantenimento delle strutture manuali o il ripristino delle stesse su impianti automatizzati, potete contattarci cliccando su questo indirizzo.

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