Recensione del volume ‘Di bronzo e di cielo’ di Graziella Merlatti

È uscito nell’autunno del 2009 per Àncora di Milano il volume di Graziella Merlatti intitolato ‘Di bronzo e di cielo. Campane: storia, simboli, curiosità’. Si tratta di un’opera di carattere enciclopedico che punta a condensare in duecento pagine i fondamenti della cultura campanaria attuale, articolando la ricerca i tre parti: storia e significato della campana, leggenda e tradizione, fondamenti per la conoscenza culturale dello strumento campana. Corredata da una presentazione di Giorgio Torelli, presidente dell’Unione Campanari Reggiani, la ricerca riflette l’intenzione di ricostruire i passi storici che hanno condotto la campana ad affermarsi come strumento di riferimento per le comunità d’Europa ed extraeuropee, con funzioni che hanno spaziato e ancora spaziano dalla dimensione laico-civile a quella religiosa. Interessante, a livello geografico locale, l’intervista svolta al maestro Luca Dellacasa nel terzo capitolo della prima parte, in cui la pubblicista genovese si preoccupa di fare luce e sottolineare le peculiarità del sistema di suono ligure. Illuminante per comprendere il futuro dello studio del patrimonio musicale campanario è la dichiarazione riportata a pagina 90: “All’inizio ho studiato le composizioni dei campanari dei quali avevo testimonianze dirette (registrazioni), suonando le melodie di ciascuno sul campanile dove erano state concepite, o su quello dove l’autore avrebbe potuto eseguirle. Ho cercato inoltre di avvicinarmi alle loro storie della loro vita, cercando informazioni sui loro studi e sulle altre attività musicali eventualmente praticate.” Il criterio filologico di Dellacasa – che s’inserisce nella scia dell’analisi rigorosa delle fonti sonore e della loro applicazione nella prassi musicale – mostra chiaramente come le campane stiano divenendo negli ultimi anni oggetto di attenzione etnomusicologica in misura stabile. Lo stesso dicasi per lo sviluppo delle scuole musicali campanarie, la cui testimonianza (oltre alla citazione della Scuola di Roncobello in provincia di Bergamo) è data dall’interessante approccio dei campanari friulani, i quali sottolineano la stretta connessione esistente tra le tecniche di esecuzione musicale, l’esecuzione musicale stessa e la condotta etica di chi suona.

Altro aspetto interessante concerne la panoramica offerta sulle scuole di carillon in Europa, che si configurano come l’obiettivo cui devono necessariamente tendere le nostre scuole: la creazione di accademie musicali campanarie o l’inserimento del suono delle campane come apprendimento strutturato a fianco dei tradizionali corsi musicali impartiti nelle scuole civiche e nei conservatori.

Il taglio informativo di notevole interesse dato da Graziella Merlatti alla sua opera risalta soprattutto nella seconda e nella terza parte, dove il grande volume di informazioni, spesso presentato in forma dispersa negli studi in materia, viene in questa sede sistematizzato con l’obiettivo di offrire al non iniziato una panoramica di base. Tale dato è di grande importanza, in quanto i volumi pubblicati sinora in Italia saltano dallo studio specifico locale (talvolta meramente compilativo) alla dissertazione generalizzata, eccessivamente descrittiva e sterilmente lirica, tesa a vedere la campana come emblema di una vaga età aurea.

In conclusione, un lavoro certamente apprezzabile per la puntuale raccolta d’informazioni e l’opportunità data al lettore di approfondire diversi aspetti del mondo campanario con riferimenti culturali e bibliografici sicuri.

Graziella Merlatti, Di bronzo e di cielo, Milano, Àncora, 2009.

ISBN: 978-88-514-0586-1

È uscito nell’autunno del 2009 per Àncora di Milano il volume di Grazia Merlatti intitolato ‘Di bronzo e di cielo. Campane: storia, simboli, curiosità’. Si tratta di un’opera di carattere enciclopedico che punta a condensare in duecento pagine i fondamenti della cultura campanaria attuale, articolando la ricerca i tre parti: storia e significato della campana, leggenda e tradizione, fondamenti per la conoscenza culturale dello strumento campana. Corredata da una presentazione di Giorgio Torelli, presidente dell’Unione Campanari Reggiani, la ricerca riflette l’intenzione di ricostruire i passi storici che hanno condotto la campana ad affermarsi come strumento di riferimento per le comunità d’Europa ed extraeuropee, con funzioni che hanno spaziato e ancora spaziano dalla dimensione laico-civile a quella religiosa. Interessante, a livello geografico locale, l’intervista svolta al maestro Luca Dellacasa nel terzo capitolo della prima parte, in cui la pubblicista genovese si preoccupa di fare luce e sottolineare le peculiarità del sistema di suono ligure. Illuminante per comprendere il futuro dello studio del patrimonio musicale campanario è la dichiarazione riportata a pagina 90: “All’inizio ho studiato le composizioni dei campanari dei quali avevo testimonianze dirette (registrazioni), suonando le melodie di ciascuno sul campanile dove erano state concepite, o su quello dove l’autore avrebbe potuto eseguirle. Ho cercato inoltre di avvicinarmi alle loro storie della loro vita, cercando informazioni sui loro studi e sulle altre attività musicali eventualmente praticate.” Il criterio filologico di Dellacasa – che s’inserisce nella scia dell’analisi rigorosa delle fonti sonore e della loro applicazione nella prassi musicale – mostra chiaramente come le campane stiano divenendo negli ultimi anni oggetto di attenzione etnomusicologica in misura stabile. Lo stesso dicasi per lo sviluppo delle scuole musicali campanarie, la cui è testimonianza (oltre alla citazione della Scuola di Roncobello in provincia di Bergamo) è data dall’interessante approccio dei campanari friulani, i quali sottolineano la stretta connessione esistente tra le tecniche di esecuzione musicale, l’esecuzione musicale stessa e la condotta etica di chi suona.

Altro aspetto interessante concerne la panoramica offerta sulle scuole di carillon in Europa, che si configurano come l’obiettivo cui devono necessariamente tendere le nostre scuole: la creazione di accademie musicali campanarie o l’inserimento del suono delle campane come apprendimento strutturato a fianco dei tradizionali corsi musicali impartiti nelle scuole civiche e nei conservatori.

Il taglio informativo di notevole interesse dato da Grazia Merlatti alla sua opera risalta soprattutto nella seconda e nella terza parte, dove il grande volume di informazioni, spesso presentato in forma dispersa negli studi in materia, viene in questa sede sistematizzato con l’obiettivo di offrire al non iniziato una panoramica di base. Tale dato è di grande importanza, in quanto i volumi pubblicati sinora in Italia saltano dallo studio specifico locale (talvolta meramente compilativo) alla dissertazione generalizzata, eccessivamente descrittiva e sterilmente lirica, tesa a vedere la campana come emblema di una vaga età aurea.

In conclusione, un lavoro certamente apprezzabile per la puntuale raccolta d’informazioni e l’opportunità data al lettore di approfondire diversi aspetti del mondo campanario con riferimenti culturali e bibliografici sicuri.

Grazia Merlatti, Di bronzo e di cielo, Milano, Àncora, 2009.

ISBN: 978-88-514-0586-1

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